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Tumori, diminuiscono i casi al Sud. Gli esperti: merito di una dieta migliore, meno fumo e alcol

ROMA. Meno fumo ed alcol, minore peso corporeo ed una dieta qualitativamente migliore.

Sono questi alcuni dei fattori di 'protezione' più presenti nelle regioni del Sud Italia ed alla base del minor numero di casi di tumore registrati nel Meridione. A sottolinearlo è la presidente dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM), Lucia Mangone, in occasione della presentazione del Rapporto 'I numeri del cancro in Italia 2017'.

«Emerge - spiega Mangone - una forte difformità tra il numero di nuovi casi registrati al Nord rispetto al Centro e Sud sia negli uomini che nelle donne. In particolare, al Nord ci si ammala di più rispetto al Sud. Il tasso d’incidenza tra gli uomini è più basso dell’8% al Centro e del 17% al Sud/Isole rispetto al Nord e per le donne del 5% e del 18%».

Alla base di queste differenze, chiarisce, «vi sono proprio fattori protettivi che ancora persistono al Sud, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni come l’inquinamento ambientale». Per contro, al Sud si sopravvive di meno: «Nelle regioni meridionali, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi - avverte l’esperta - non si è osservata la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, colon-retto e cervice uterina».

I migliori stili di vita nel Meridione, tuttavia, hanno fatto la differenza:

"Complessivamente si registra ad esempio un numero di casi inferiore del 41% al Sud per tumore al seno, al polmone tra le donne e prostata".

Anche l’alimentazione ha un grande peso: «Se si considera ad esempio il consumo di carne rossa, che in eccesso presenta un rischio cancerogeno - rileva Mangone - questo è pari a 670 grammi pro-capite alla settimana al Nord, 630 al Centro e 590 al Sud, anche se tali consumi restano comunque sopra la quantità consigliata».

Sul fronte degli screening, invece, il Sud è 'maglia nera': "Se la sopravvivenza a 5 anni per il cancro al seno è pari all’88% in Emilia Romagna e all’83% in Campania, e se quella per cancro al colon è del 68% sempre in Emilia e del 58% in Sardegna, la ragione - afferma - sta anche nel fatto che al Nord gli screening per la diagnosi precoce vengono fatti in percentuale molto maggiore dai cittadini e le Reti oncologiche sono realtà funzionanti, spesso invece inesistenti nel Meridione".

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