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Tumori, svelato il meccanismo d'azione del gene 'Angelina Jolie'

Un abile 'sarto' capace di cucire addosso al Dna una guaina protettiva per difenderlo da pericolose aggressioni: ecco il ruolo del gene Brca2, noto da oltre 20 anni per il suo coinvolgimento nell'insorgenza dei tumori e balzato sulle prime pagine dei giornali insieme al gene Brca1 dopo che l'attrice Angelina Jolie (portatrice di una mutazione) ha deciso di sottoporsi a chirurgia preventiva per evitare il rischio di sviluppare tumori alle mammelle e all'ovaio. La scoperta, che apre la strada all'identificazione di nuovi bersagli molecolari anticancro, è pubblicata su Molecular Cell da un gruppo internazionale guidato da Vincenzo Costanzo dell'Istituto Firc di Oncologia Molecolare (Ifom) di Milano.

"Brca2 - spiega Costanzo - promuove la formazione di una guaina di protezione costituita da tante molecole della proteina Rad51, che si dispongono a spirale intorno al filamento di Dna. Questo previene l'attacco di enzimi degradativi come Mre11, che altrimenti distruggerebbero il Dna appena sintetizzato". In caso di mutazione, il malfunzionamento di Brca2 permette a Mre11 di degradare il Dna, creando delle discontinuità che portano a lesioni della doppia elica. Questi danni vengono riparati in modo non corretto, inserendo degli errori nella sequenza del Dna che predispongono alla formazione di tumori come quelli di mammella, ovaio, prostata, pancreas e polmone.

Per queste ricerche, il gruppo dell'Ifom diretto da Costanzo si è servito di potenti microscopi elettronici che hanno permesso di evidenziare per la prima volta al mondo la struttura del Dna in assenza di Brca2: le immagini hanno rivelato la presenza di numerose discontinuità, ossia di veri e propri buchi nella doppia elica, che predispongono alla formazione di forche di replicazione invertite, poi attaccate da Mre11. Queste strutture sono formate da due filamenti singoli di Dna che si appaiano tra loro a formare un incrocio che viene prontamente riconosciuto e distrutto da Mre11.

Questi studi, sostenuti da finanziamenti di Airc, Erc e Fondazione Armenise-Harvard, “ci hanno permesso di comprendere che l'inibizione di Mre11 potrebbe prevenire l'insorgenza di queste lesioni e la loro degenerazione che predispone ai tumori. Non solo: i risultati – continua Costanzo - ci consentono anche di capire come funzionano i farmaci che si stanno sperimentando nel tumore della mammella e ovaio, i cosiddetti inibitori di Parp che sfruttano la debolezza intrinseca delle cellule tumorali che non hanno Brca, prevenendone la riparazione e quindi inducendo la morte delle cellule che accumulano tali lesioni".

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