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Umberto Tozzi: "Nella mia carriera avrei potuto lavorare di più, ma sono pigro"

ROMA. «Avrei potuto lavorare di più nella mia carriera, ma sono pigro. Mi ricordo che Giancarlo Bigazzi diceva che ero come una Ferrari con il pieno fatto, parcheggiata in garage... aveva ragione. Ma io ho sempre visto la musica come un hobby. E’ diventata una professione solo perché gli altri mi hanno obbligato a farlo». Un hobby che più di un risultato lo ha portato, considerando che Umberto Tozzi durante la sua carriera ha venduto oltre 80 milioni di dischi, inanellando dalla fine degli anni Settanta una serie di successi che hanno anche varcato i confini nazionali. Come l’intramontabile Gloria, ad esempio, o l’altrettanto immarcescibile Ti Amo, che quest’anno festeggia i suoi primi 40 anni. Occasione ghiotta per far festa: il 18 settembre - lo stesso giorno in cui la canzone fu incoronata regina dell’estate 1977 - all’Arena di Verona va in scena il concerto evento «40 anni che Ti Amo» (in onda il giorno successivo in prima serata su Canale 5). «Stesso luogo, stessa canzone di 40 anni fa: un cerchio che si chiude. Una sorta di Back to the future. Si torna dove tutto è iniziato», racconta il 65enne cantautore torinese.

«E' emozionante. E sorprendente. All’epoca ovviamente non immaginavo quello che sarebbe venuto dopo, non avevo capito subito la potenza di Ti Amo. Il segreto della sua resistenza nel tempo? Sicuramente c'è stato talento nello scrivere una canzone che ha resistito alle bufere musicali di questi anni, ma c'è stata anche una buona dose di fortuna. Ti amo è il brano più originale del mio repertorio e ancora oggi per chi l’ascolta è un colpo di fulmine». Tozzi non fa parte di quella schiera di artisti che si sono sentiti prigionieri di un successo e di un momento.

«Ognuno di noi ha un singolo che ha segnato il suo percorso. Per me è stato Ti Amo, e poi Gloria, brani che durante i concerti non rifaccio ma con noia, grazie alle emozioni che sento da parte del pubblico».
Il 18 settembre sul palco del teatro scaligero insieme a lui ci saranno anche Anastacia (con cui Tozzi ha recentemente reinterpretato «Ti Amo» in una versione inedita), Enrico Ruggeri, Gianni Morandi, Marco Masini, Al Bano, Fausto Leali e Raf. «Amici, prima che colleghi, con cui ho lavorato nella mia carriera e con i quali mi diverto». Con Ruggeri e Morandi, Tozzi vinse il Festival di Sanremo nel 1987. «Sarà l’occasione per festeggiare anche i 30 anni di Si può dare di più».

«Senza falsa modestia - aggiunge poi -, se fossi nato in Inghilterra, la mia storia sarebbe stata diversa. Quello che ho fatto da italiano, era impensabile prima di me, era impossibile vendere un disco oltre Chiasso. Ne sono fiero». Ma poi Umberto Tozzi ti spiazza e ti dice che in realtà, qualcosa avrebbe cambiato nella sua vita. «Avrei voluto fare il calciatore. Essere Roberto Baggio - racconta serio -. Avevo anche talento, è un mestiere che mi sarebbe piaciuto, ma poi la vita mi ha portato a imbracciare la chitarra a 14 anni».

Certo è che da calciatore una carriera lunga oltre 40 anni non avrebbe potuto averla, né tantomeno festeggiarla. «Eh sì, mi è stato fatto notare in effetti», ammette ridendo. Però il calcio in qualche modo ha fatto parte della sua vita: grazie alla musica è stato per 20 anni nella Nazionale Cantanti, "abbiamo fatto cose bellissime, in un clima rilassante e divertente, sono stato anche capocannoniere», dice con orgoglio, lui che si definisce un sognatore, con ancora sogni, e progetti, da realizzare.

«Mi piace sorprendere il mio pubblico, sto pensando a cosa fare dopo l’Arena. I 40 anni di Gloria, c'è ancora tempo».

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