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Renzi attacca la sinistra radicale: "Non vincerà mai, corre per far perdere"

RAGUSA. «La sinistra radicale non vincerà mai». Matteo Renzi premette di non voler «inseguire un titolo di giornale su Pisapia o D’Alema», di non voler entrare in polemica con la sinistra che lo attacca per l’alleanza in Sicilia con Alfano. Ma poi, attorniato dai militanti a Ragusa, non resiste alla battuta sulla sinistra «radicale» che «tutt'al più» corre per «far perdere quelli che gli stanno vicini». Una frase che dà la misura del solco che separa le due anime del centrosinistra: "Il Pd si condanna da solo alla sconfitta anche nazionale", replicano da Mdp e Campo progressista. Ma nell’area vasta della sinistra tutto è ancora in movimento e i pontieri Dem proseguono il lavoro per «sottrarre» Pisapia all’abbraccio dei bersaniani.

«Non so se tornerò a Palazzo Chigi», dice Renzi presentando il suo libro in Sicilia. E con una battuta a chi lo paragona al tramonto replica: «Siamo l’alba». Il leader Dem lavora in chiave nazionale, anche con il tour in treno che partirà il 25 settembre, per posizionare il Pd come «forza del buonsenso», unica alternativa «al populismo di destra e del M5s». Il Pd è già «forte perché ha la squadra migliore», sottolinea citando Gentiloni, Minniti e Delrio. Ma gli avversari interni incalzano e Michele Emiliano, alla testa di quella squadra invoca un cambio: «Mi auguro Gentiloni guidi il centrosinistra».

Intanto nella sinistra extra Pd Pippo Civati esulta: «La lista unica della sinistra si farà». Ma forme e confini sono ancora da definire, se è vero che da Campo progressista Marco Furfaro ribadisce il no non solo a un Pd alleato degli alfaniani ma anche a una sinistra chiusa in «una ridotta minoritaria». Perciò per ora in Sicilia Pisapia non si è schierato né con Fabrizio Micari, che corre in tandem con Giovanni La Via di Ap (Pisapia smentisce di aver partecipato a riunioni per la sua designazione), né con il candidato della sinistra Claudio Fava (espressione di una deriva rifondarola, secondo Renzi).

Lunedì a Padova Civati riunirà Roberto Speranza di Mdp, Nicola Fratoianni di Si e Alessandro Capelli di Cp. Ma per ora saranno solo i gruppi dirigenti di Cp e Mdp a riunirsi, martedì, per definire il percorso di partenza del soggetto unitario e superare le divergenze delle ultime settimane. La convinzione degli uomini vicini a Pisapia è che tempo per la nascita di un partito prima del voto non ci sia, ma il progetto - assicurano - non è quello di un «cartello» elettorale. L’ambizione è creare un soggetto che tenga aperto il dialogo con la società civile.
Anche con il Pd l’ex sindaco di Milano non intende tagliare i ponti. E in agenda per la prossima settimana ha un evento a Reggio Emilia con Graziano Delrio, che con Maurizio Martina svolge il ruolo di pontiere tra i renziani, e uno a Roma con Andrea Orlando, esponente di quella minoranza Dem che non rinuncia all’idea di rifondare dal Pd il centrosinistra, magari grazie al premio alla coalizione in legge elettorale. Ma finché c'è Renzi non ci sono margini, secondo il bersaniano Miguel Gotor: «Ha trasformato il Pd in una forza centrista, il centrosinistra dovrà essere ricostruito senza di lui».

Per ora, osservano i renziani, nell’area a sinistra del Pd sembra prevalere proprio la spinta di chi, come Massimo D’Alema, non vede margini di dialogo con il Pd guidato da Renzi. Ma il segretario Dem è convinto che qualsiasi sia il risultato del voto in Sicilia la sinistra ne uscirà male (irrilevante se Micari vince, irresponsabile se perde).

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