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Da Dior a Gucci, basta modelle troppo magre

(di Paolo Levi) I colossi della moda bandiscono modelle e modelli eccessivamente giovani e magri. Alla vigilia della Fashion week di New York, LVMH e Kering, i due giganti del lusso, rispettivamente di proprietà di Francois-Henri Pinault e Bernard Arnault, annunciano il patto di ferro contro gli eccessi. Insieme, LVMH e Kering concentrano la summa del lusso internazionale, proprietari di marchi come Gucci, Dior, Bottega Veneta, Louis Vuitton, Saint Laurent, Fendi, Givenchy o Loro Piana. Forti di questa posizione di leadership, hanno dunque deciso di definire una "carta comune per il benessere delle modelle e dei modelli". In pratica - si legge in una nota diffusa a Parigi - ciò significa che tutti i marchi di entrambi i gruppi si impegnano ad "escludere dai requisiti di selezione la taglia 36 per le donne e la 46 per gli uomini: le agenzie di casting dovranno presentare modelle che vestano almeno la taglia 38 e modelli che non portino meno della 48". A ulteriore garanzia di indossatrici e indossatori, i marchi saranno tenuti a mettere a loro disposizione uno psicologo/terapeuta durante l'orario di lavoro. Inoltre, non potranno essere ingaggiati modelle e modelli di età inferiore ai 16 anni per rappresentare adulti nelle sfilate o nei servizi fotografici. Quelli di età compresa tra i 16 e i 18 anni dovranno invece osservare regole specifiche, tra cui il divieto di lavorare tra le 22.00 e le 6.00 del mattino e l'obbligo di venire accompagnati da un tutore che alloggi nella loro stessa struttura alberghiera. Bisognerà inoltre assicurare che assolvano ai propri obblighi scolastici.

"Rispettare la dignità di tutte le donne è sempre stato un impegno personale per me e una priorità per Kering in quanto gruppo. Con la creazione della carta e il nostro impegno a rispettarne i principi, manifestiamo ancora una volta l'importanza di questo fondamentale valore in modo molto concreto. Ci auguriamo di ispirare l'intero settore a fare altrettanto", dichiara François-Henri Pinault, presidente e Ceo di Kering.

"L'importanza del benessere delle modelle e dei modelli non può più essere sottovalutata dal mondo della moda. Quali leader nel settore del lusso, riteniamo che sia nostra responsabilità collocarci in prima fila in questa iniziativa", gli fa eco Antoine Arnault, membro del Consiglio di amministrazione di LVMH nonché marito della supermodella Nathalia Vodianova, augurandosi che altre aziende "possano seguire i nostri passi". La carta sarà adottata ufficialmente durante le prossime Settimane della moda. Un gruppo di monitoraggio, composto da rappresentanti dei marchi, agenzie e modelle/i, si riunirà annualmente (ogni sei mesi per il primo anno). Queste misure vengono annunciate dopo le polemiche sulle condizioni di lavoro delle indossatrici che segnarono la fashion-week parigina del febbraio scorso.

Un codice etico per le modelle? In Italia esiste da oltre 10 anni. Il presidente di Camera della moda Carlo Capasa ricorda che l'accordo che vincola gli associati all'ente a rispettare certe regole nella scelta delle protagoniste delle passerelle fu firmato il 22 dicembre 2006. "Questo dimostra che stiamo andando tutti nella stessa direzione - ha commentato Capasa -: è molto importante che due grandi gruppi mettano il loro focus su questa questione, da parte nostra la Camera della moda ha un codice rispettato da tutti gli associati che ci fa onore. Ora speriamo che diventino più sensibili sul tema anche in America e in Inghilterra". Nel 2006 il mondo della moda ha sottoscritto il Manifesto Nazionale di autoregolamentazione della Moda Italiana contro l'anoressia promosso dall'allora ministro Giovanna Melandri. La Camera ha poi incluso il manifesto - che vieta di far lavorare modelle sotto i 16 anni e chiede a tutte di presentare un certificato medico - nel regolamento di Milano Moda Donna.

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