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Venezia chiama Napoli, film all'ombra del Vesuvio

L'ombra del Vesuvio si allunga fino al Lido. Una Napoli contemporanea che guarda dentro i suoi mali, persino in qualche caso ci scherza su in maniera grottesca, una Napoli in cerca di riscatto, unica nel suo concentrato di meraviglie e dolori si offre, cercando di smarcarsi dagli stereotipi, alla Mostra del cinema di Venezia. Tra concorso, fuori concorso, Orizzonti, Settimana della Critica, Cinema nel giardino e Venice Days sono almeno sette i film che la raccontano a Venezia 74. Più che una casualità perché Napoli, da sempre set cinematografico 'rivale' di Roma, sta conoscendo da anni una 'rinascita' cinematografica, spinta dalle serie tv come Gomorra ovviamente ma anche da Un posto al sole, autentica palestra di nuovi talenti.

Una Napoli che è factory con società capaci di attirare produzioni importanti (Figli del Bronx, per citarne una) e di mettere su persino i laboriosi e costosi film d'animazione (è il caso della Mad). Un'armata partenopea insomma non solo di grandi registi (da Paolo Sorrentino a Mario Martone) e interpreti affermati (Toni Servillo, Iaia Forte, Silvio Orlando e tanti altri), ma di tanti autori e artisti che insieme caratterizzano il Nuovo Cinema Napoletano.

A Venezia 74 il percorso partenopeo comincia necessariamente dal concorso per il Leone d'oro: AMMORE E MALAVITA dei Manetti Bros racconta Napoli con un musical vero e proprio e promette addirittura rare risate nell'arena veneziana. Racconta la protagonista Serena Rossi: "Si vede una Napoli diversa da Gomorra che anzi è presa di mira. Io sono Fatima, capelli afro, infermiera di Scampia che incontra Ciro O'Ninja (Giampaolo Morelli, attore feticcio dei Manetti), braccio destro del camorrista O'Re do'pesce (Carlo Buccirosso), sposato a Claudia Gerini. Una storia d'amore in fuga da tutto con una colonna sonora esilarante".

Cammina per le strade di Napoli, nei giardini comunali di Molosiglio, percorre le scale dell'Università Federico II, osserva le famiglie che trascorrono la domenica nel bosco di Capodimonte il personaggio immaginario di Antonietta De Lillo in IL SIGNOR ROTPETER con una sorprendente Marina Confalone (Fuori Concorso). Un personaggio ispirato ad un racconto di Franz Kafka che porta in sé istanze senza tempo: libertà, sopravvivenza.

Il porto di Napoli con i suoi carichi e commerci loschi è al centro di GATTA CENERENTOLA di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone, realizzato dallo stesso team di autori e produttori dell'Arte della felicità, esempio di quella factory napoletana che arriva al cinema d'animazione. Disney qui c'entra poco (le sorellastre, tanto per dire, sono ben sei e in mezzo pure un femminiello), piuttosto l'ispirazione è la fiaba di Giambattista Basile in una chiave moderna che intreccia anche qui amore e malavita in una ghost story musicale.

Alla Settimana della critica due film partenopei ci riportano al contemporaneo: in gara IL CRATERE di Silvia Luzi e Luca Bellino, autori e produttori (con la TFilm) che racconta di Rosario, gitano delle feste di piazza e di Sharon, sua figlia adolescente, che è bella e sa cantare e può sfidare la sorte di una vita infame nel desertificato hinterland. Ma invece il talento si trasforma in ossessione e la storia in una favola Disney al contrario. E in chiusura VELENO con il film sulla Terra dei Fuochi di Diego Olivares con Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Salvatore Esposito e Miriam Candurro che alla tradizione della sceneggiata napoletana intreccia il melodramma politico.

Nel Cinema nel giardino Bruno Oliviero porta NATO A CASAL DI PRINCIPE con Donatella Finocchiaro, Lucia Sardo, Massimiliano Gallo e il giovane protagonista Alessio Lapice, una storia vera che affonda le radici nel territorio in cui i rapporti sono di una fatalità ancestrale, in cui gli uomini girano armati, la camorra sembra endemica e lui, giovane aspirante attore a Roma, porta dentro quei demoni.

Infine alle Giornate degli Autori il promettente L'EQUILIBRIO di Vincenzo Marra girato a Ponticelli. Mimmo Borrelli è don Giuseppe, trasferito nella frontiera partenopea da una piccola diocesi romana. A fargli conoscere il territorio il parroco "uscente" don Antonio (Roberto Del Gaudio), un uomo dal grande carisma, rispettato da tutti perché combatte il disastro dei rifiuti tossici.

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