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Peschereccio di Mazara nel mirino: "Spari da una motovedetta tunisina"

I pescherecci Aliseo e Anna Madre

MAZARA DEL VALLO. Solcava il mare lentamente, dopo avere visto il sole tramontare. Ma ad un tratto l'equipaggio del peschereccio Aliseo, del compartimento marittimo di Mazara del Vallo, ieri sera, intorno alle 21, è stato scosso, dal torpore di un calda serata estiva, dai colpi di mitra.

Il natante è stato aggredito in un tentativo di sequestro da parte di una motovedetta tunisina mentre si trovava a circa 30-35 miglia Nord-Est da Zarzis, non distante dal confine con la Libia. "La nostra imbarcazione intenta a pescare triglie, con a bordo sei marittimi mazaresi, tra cui il comandante, Domenico Ingargiola, di 60 anni, e cinque di origine tunisina - dice l'armatore Manuel Giacalone - come dimostrano i tracciati del blue box si trovava in acque internazionali quando è stato assaltata dalla motovedetta tunisina dalla quale sono stati sparati colpi di arma da fuoco. L'abbordaggio si è protratto per circa un'ora e per fortuna non ci sono stati feriti".

Dopo l'allarme lanciato dal comandante è arrivato nella zona di mare un elicottero della Marina militare italiana che ha consentito di sventare il tentativo di sequestro. La nave Luigi Durand de la Penne ha attivato l'intervento di un suo elicottero ed ha iniziato l'avvicinamento alla posizione del motopesca alla massima velocità. Contemporaneamente sono state avviate le comunicazioni con le autorità diplomatiche italiane a Tunisi e la Centrale Operativa della Marina Militare tunisina.

"Queste azioni hanno permesso di chiarire la situazione - spiega una nota della Marina militare - e come conseguenza la motovedetta si è allontanata dalla zona. L'evento - prosegue la nota - conferma l'efficacia del nostro dispositivo navale nel Mediterraneo centrale quale strumento per la tutela degli interessi e delle attività produttive nazionali in piena collaborazione con le autorità dei Paesi rivieraschi.".

Ingargiola, ha raccontato ai militari che il 2 agosto scorso, sempre a circa 30-35 miglia Nord-Est da Zarzis, una motovedetta militare tunisina aveva preso di mira un altro peschereccio mazarese, l'"Anna Madre", che ha rivissuto le fasi del tentativo di sequestro perché si trovava nelle vicinanze dell'Aliseo. Il 3 agosto scorso era stato l'equipaggio dell'Aliseo a dare l'allarme per il tentativo di abbordaggio dell'Anna Madre.

E' sconsolato l'armatore Giacalone: "fare il nostro mestiere - osserva - è diventato oltre che troppo oneroso anche troppo rischioso. La nostra marineria subisce attacchi in acque internazionali da oltre trent'anni. I danni economici sono enormi così come quelli psicologici e sociali, tanto che sto seriamente valutando, dopo quattro generazioni, di fare altro".

Lamenta il sindaco di Mazara, Nicola Cristaldi: "Fino a quando si continuerà ad abusare della nostra pazienza? Non se ne può più di sequestri o tentativi di sequestri che vengono perpetrati a danno dei nostri pescatori che sono chiamati a stare sempre più attenti e vigili in un Mediterraneo sempre più martoriato". Ed aggiunge: "i nostri continui appelli di un tavolo di concertazione con i Paesi rivieraschi non vengono ascoltati nonostante la nostra diplomazia faccia il proprio lavoro quotidiano. In considerazione della gravità della situazione nel Mediterraneo diventa urgente che lo stesso divenga oggetto di dibattito e di definizione di una strategia per assicurare lavoro e benessere alle comunità nel corso dei prossimi decenni".

Sbotta il deputato Alessandro Pagano della Lega-Noi con Salvini: "Il tutto nella totale indifferenza e malafede della Regione e del governo centrale a guida Pd che prendono ordini dall'Ue, avvallando tutte le nefandezze normative europee, e che pensano a tutelare più le navi Ong che trasportano clandestini piuttosto che difendere e fare gli interessi dei pescatori siciliani. I quali, a causa delle direttive Ue, è come se avessero le mani legate mentre i pescatori tunisini o di altre nazionalità fanno incetta di pescato nel Mediterraneo".

Intanto l'armatore sta seguendo con apprensione la vicenda: "personalmente non sono ancora riuscito a mettermi in contatto con il comandante Ingargiola - dice - perché a bordo l'equipaggio ha il telefono satellitare fuori uso, spero di poterlo sentire nelle prossime ore. Le notizie in nostro possesso sono quelle che abbiamo appreso dal comandante dell'Anna Madre".

I pescherecci non rientreranno prima di domani sera o martedì mattina a Lampedusa. E anche nella comunità tunisina mazarese serpeggia la condanna per il tentativo di attacco. Qui l'immigrazione maghrebina, in particolare quella proveniente dalla Tunisia, è cominciata alla fine degli anni Sessanta ed è giunta anche alla quarta generazione.

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