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Il Consiglio per la Cultura lascia Trump, contro la "retorica dell'odio"

Donald Trump

WASHINGTON. Ed ora sarà "guerra" ai nemici dell'agenda Trump: è la minaccia fatta da Steve Bannon, il controverso capo stratega licenziato ieri dal tycoon, alla fine di quella che tutti considerano la peggior settimana della sua sempre più impopolare e isolata presidenza. Che ieri ha perso un altro pezzo: la commissione per le arti e la cultura presso la Casa Bianca si è dimessa in blocco per la "falsa equivalenza" fatta dal presidente dopo gli scontri a Charlottesville tra suprematisti bianchi e loro oppositori, seguendo l'esempio di molti Ceo delle due commissioni economiche che poi Trump è stato costretto a sciogliere.

"Ignorare la vostra retorica di odio ci avrebbe resi complici delle vostre parole e azioni", hanno spiegato i firmatari, mentre si rischiava un bis di Charlottesville a Boston, dove - fra tafferugli e una trentina di arresti - uno sparuto gruppo di estrema destra veniva costretto alla fuga da una imponente contro manifestazione anti razzista di 20-30 mila persone.

"Agitatori anti polizia", ha twittato Trump rischiando di rinfocolare le polemiche, ma poi ha corretto il tiro plaudendo alla protesta "contro l'intolleranza e l'odio" e auspicando che il Paese si unisca per superare "decenni di divisioni". Poco dopo le dimissioni della commissione, il presidente e la first lady hanno annunciato che, rompendo una lunga tradizione, diserteranno a fine anno l'annuale cerimonia del Kennedy Center Honors, i riconoscimenti alla carriera attribuiti agli artisti per il loro contributo alla cultura americana. Per permettere ai premiati di celebrare "senza distrazioni politiche", hanno spiegato.

In realtà molti dei premiati avevano già annunciato che non avrebbero partecipato all'evento in segno di protesta contro il presidente. Ma se l'ostilità del mondo dello spettacolo verso il tycoon è nota, preoccupano la crescente impopolarità di Trump anche nella sua base, le defezioni di imprenditori fedeli come il miliardario Carl Icahn, le prese di distanza dei Murdoch, la freddezza dei parlamentari repubblicani, l'ambiguità sui neonazisti, punita da Der Spiegel con una copertina che lo ritrae a volto coperto da un cappuccio del Ku Klux Klan, con a fianco la scritta: "il vero volto di Donald Trump".

Il tutto sullo sfondo del caos alla Casa Bianca, dove in sette mesi sono stati fatti fuori 13 consiglieri. L'ultimo, il più importante, è Bannon, che ora resta una mina vagante dopo essere tornato immediatamente a guidare il suo sito di estrema destra Breitbart. Trump lo ha ringraziato su Twitter "per il suo servizio", in particolare per il suo ruolo nella campagna contro la "corrotta Hillary Clinton", e si è detto certo che "sarà una voce forte e intelligente a Breitbartnews... forse anche meglio di prima".

Ma non ha fornito spiegazioni al siluramento, al quale avrebbero contribuito vari motivi: mettere fine alla lotta tra fazioni, alla fuga di notizie e ad una figura che oscurava quella dello stesso presidente. Ora tutti si chiedono come si comporterà Bannon, ossia se "sparerà" da destra contro Trump alienandogli la base più conservatrice o, come ha promesso, contro i nemici della sua agenda. Molti concordano comunque sul fatto che il 'Bannonismo' non è finito, anzi, è ancora ben radicato dentro la Casa Bianca, e che Trump era Trump anche prima di Bannon.

"La presidenza Trump per la quale abbiamo combattuto, e vinto, è finita. Abbiamo ancora un grande movimento e faremo qualcosa di questa presidenza Trump. Ma quella presidenza è finita. Sarà qualcos'altro. E ci sarà ogni genere di lotta", ha ammonito l'ex chief strategist. "Mi sento sollevato. Ora sono libero, ho rimesso le mie mani sulle mie armi. Qualcuno ha detto 'Bannon il Barbaro... Ho costruito una 'f...ing (fottuta, ndr) macchina a Breitbart. E ora sono tornato, conoscendo quello che so, e stiamo per potenziare quella macchina", ha proseguito. "Penso di poter essere più efficace combattendo da fuori per l'agenda di Trump. E chiunque si metterà di traverso alla nostra strada, gli faremo guerra", ha minacciato.

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