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Mare inquinato, 38 i punti "malati cronici" lungo le coste italiane: 5 solo in Sicilia

ROMA. Lungo le coste italiane ci sono «ben 38 malati cronici» di inquinamento, concentrati nel Lazio (8), in Calabria (7), in Campania e Sicilia (5): sono foci di fiumi, torrenti, canali o punti vicino scarichi di depuratori che da almeno cinque anni riversano in mare batteri (enterococchi intestinali, Escherichia coli). Dopo «tanti appelli inascoltati e lanciati alle amministrazioni e agli enti competenti», Legambiente li ha segnalati alle Capitanerie di Porto presentando undici esposti - uno per ogni regione in cui sono stati riscontrati questi punti in cui la depurazione è carente - per inquinamento ambientale, reato previsto dal codice penale.

«Malati cronici» a parte, il 40% dei campioni di acqua prelevati quest’anno alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi lungo i 7.412 chilometri di costa italiana da Goletta Verde di Legambiente è risultato inquinato, con cariche batteriche elevate. Cioè, su 260 punti esaminati 105 hanno mostrato batteri «oltre i limiti di legge», soprattutto per scarichi fognari non depurati.

Presentando i risultati della Campagna 2017, al termine del viaggio del veliero compiuto dall’8 giugno all’8 agosto per verificare lo stato di qualità del mare e delle coste, il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti ha spiegato che 86 dei 105 campioni di acqua con cariche batteriche elevate, sono risultati «fortemente inquinati» (cioè con valori oltre il doppio di quelli previsti dalla legge sulle acque di balneazione) e 19 «inquinati» (oltre i limiti). I punti di prelievo con scarsa depurazione «si confermano i nemici numero uno del nostro mare"; solo il 13% dei campioni è stato prelevato vicino spiagge affollate.

La situazione migliore in assoluto è stata riscontrata in Sardegna e Puglia; in alto Adriatico - dove la siccità ha ridotto la portata dei fiumi e quindi dei detriti che si riversano in mare - hanno mostrato una buona performance Emilia Romagna e Veneto.
L’Italia è agli ultimi posti in Europa per i problemi legati alla depurazione, rileva Legambiente ricordando che «abbiamo già due condanne e una terza procedura d’infrazione» per irregolarità, concentrate per il 60% in Sicilia, Calabria e Campania.

Monitorando 135 spiagge, Legambiente ha trovato circa 7mila cotton fioc su 46 lidi ma «anche assorbenti, blister, salviette, colpa della cattiva abitudine di buttarli nel wc» e poi di "scarichi non depurati che finiscono in mare» (Abruzzo, Sicilia, Campania e Lazio hanno mostrato criticità). Scarsa, infine, la presenza di cartelli di divieto di balneazione.

La depurazione non in regola «è il peggior nemico del turismo. Sono circa 10 milioni gli italiani che ancora non hanno un adeguato servizio di depurazione e l’11% ne è ancora sprovvisto» osserva Utilitalia (la federazione delle imprese di acqua, ambiente e energia) avvertendo che sul trattamento delle acque reflue e sulla depurazione bisogna «investire» anzichè "pagare» quegli stessi soldi in sanzioni comunitarie.
«Molte delle aree 'bacchettatè dall’Ue sono rinomate località turistiche del nostro Paese», aggiunge la federazione che al legame tra l’acqua e turismo dedicherà una sessione del Festival dell’Acqua, in programma a Bari dall’8 all’11 ottobre.

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