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110 anni fa l'Itala di Borghese e Barzini trionfava a Parigi

ROMA - Guidare per 16mila chilometri, andando in auto da Pechino a Parigi, sarebbe ancora oggi una grande impresa. Ma averlo fatto 110 anni fa è stato un evento davvero eccezionale, non solo per la quasi totale assenza di vere strade sull'itinerario ma anche per le caratteristiche che avevano le automobili d'inizio '900. Più che comprensibile che il 10 agosto 1907 una folla oceanica abbia accolto nella Capitale francese la monumentale Itala 35/45 HP che - nelle mani dell'equipaggio Borghese, Guizzardi e Barzini - arrivò vittoriosa quel giorno concludendo il raid Pechino Parigi indetto dal quotidiano Le Matin.

Viaggiando su terra, sassi e fango per 16.000 km, l'Itala arriva in 44 giorni di guida effettiva a Parigi, dando ai secondi classificati ben 21 giorni di distacco. Non è solo la dimostrazione della potenzialità del mezzo a quattro ruote (siamo ancora agli albori della motorizzazione, in Italia circolano poco più di 2.000 automobili) ma una conferma della superiorità del 'saper fare' del nostro Paese e in particolare del grande distretto motoristico di Torino. La Itala è nata nel 1904, fondata da Matteo Ceirano e nel giro di pochi anni - anche per merito della vittoria nella Targa Florio del 1906 - diventa una marca apprezzata anche fuori dal Paese. Alla partenza, il 10 giugno di 110 anni fa, si presentano cinque vetture: un triciclo Contal e due De Dion-Bouton che arrivano dalla Francia, una Spyker olandese, e la Itala 35/45 HP del principe Scipione Borghese che è coadiuvato dal pilota e meccanico Ettore Guizzardi e dall'inviato del Corriere della Sera Luigi Barzini. Oltre che per l'impegno dell'equipaggio e le doti della vettura, l'impresa della Itala 35/45 HP di 110 anni fa si risolse con il trionfo a Parigi grazie ad una scelta 'strategica': quella di partecipare alla gara con un modello ingombrante e pesante, ma dotato di una grande potenza (rapportata agli altri veicoli in gara) che permise di 'superare' con il decisivo aiuto del motore le difficoltà del percorso. E su tutto vale ricordare che il team, forte della sua posizione rispetto agli altri concorrenti al passaggio in Russia, si permise di deviare verso San Pietroburgo (allungando il percorso di 1.000 km) per partecipare ad un ricevimento.

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