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Via libera del Parlamento, parte la missione navale in Libia

ROMA. Via libera del Parlamento alla missione di supporto navale in Libia. Nel frattempo, il pattugliatore d'Altura "Comandante Borsini" è già entrato nelle acque territoriali del paese nordafricano.

Il via libera alla missione è arrivato con i sì della maggioranza a cui si sono aggiunti i voti di Forza Italia che, come ha spiegato Renato Brunetta, ha deciso di sostenere la missione solo per "senso di responsabilità". Alla Camera l'ok è stato suggellato da 328 sì e 113 no, al Senato le risoluzioni sono state due: quella di maggioranza ha ottenuto 191 sì e 47 no; quella di Fi ha raccolto 170 sì, 33 no e 37 astensioni.

Diverso invece l'atteggiamento del resto dei partiti di centrodestra che hanno deciso di andare in ordine sparso al momento del voto in Aula. Al sì degli azzurri infatti si è contrapposta, in un dualismo sempre più evidente, la bocciatura alla risoluzione della maggioranza da parte della Lega Nord: "L'unica cosa - ha affermato Giancarlo Giorgetti, vice segretario del Carroccio - era mettere in atto il blocco delle navi".

Diverso invece l'atteggiamento di Fratelli d'Italia che ha scelto la via dell'astensione: "Siamo davanti ad un timido intervento - osserva Giorgia Meloni - l'Italia ormai è il campo profughi d'Europa". Una sonora bocciatura al testo arriva anche dal Movimento Cinque Stelle. Ad annunciare il voto contrario è stato Alessandro Di Battista. Il deputato M5s, protagonista di un'ennesima gaffe citando Hollande come "vincitore del premio nobel" (forse confondendolo con Obama) accusa l'esecutivo di essere "piegato a novanta gradi su una vicenda seria come l'interesse nazionale".

Per Di Battista il risultato della situazione in Libia è che "i francesi si beccano il petrolio mentre l'Italia i barconi". La missione in Libia ha come effetto immediato quello di creare malumori e divisioni dentro Mdp. Inizialmente critico, il partito ha poi deciso di votare a favore della risoluzione di maggioranza che aveva recepito alcune richieste di Articolo 1. Le correzioni però non sono servite a ricompattare il gruppo.

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