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Al Calatafimi Segesta Festival l'orchestra del Teatro Massimo

CALATAFIMI SEGESTA. Saranno le note di Schumann e Beethoven le protagoniste della serata di domani al “Catalafimi Segesta Festival. Dionisiache 2017”, la manifestazione organizzata dal comune di Calatafimi Segesta in sinergia con il Parco Archeologico di Segesta e la direzione artistica di Nicasio Anzelmo.

Il Teatro Antico di Segesta, dalle ore 20.30, ospiterà l'orchestra del Teatro Massimo di Palermo con “Summerwhere 2017. Luoghi e armonie d'estate”.

L'orchestra eseguirà la Sinfonia n. 1 op. 38 in Si bemolle maggiore “La primavera”, Andante un poco maestoso – Allegro molto vivace – Larghetto – Scherzo - Molto vivace - Allegro animato e grazioso di Robert Schumann e la Sinfonia n. 5 op. 67 in Do minore, Allegro con brio - Andante con moto Allegro - Allegro – Presto di Ludwig van Beethoven.

Direttore Daniel Smith dell'Orchestra del Teatro Massimo.

La prima idea ispiratrice della Sinfonia in si bemolle op. 38 Schumann l'ebbe da un'ode sulla primavera del poeta Adolf Böttiger, secondo quanto risulta dal frammento di una lettera del musicista conservato nella civica biblioteca di Lipsia. La poesia, che inizia con le parole «Nella valle si leva la primavera», aveva anzi convinto il compositore in un primo tempo a dare il titolo di «Sinfonia della primavera» all'op. 38, rapidamente scritta nel cuore dell' inverno del 1841 ed eseguita la prima volta al Gewandhaus di Lipsia sotto la direzione di Mendelssohn il 31 marzo dello stesso anno. Ma il progetto originale, anche se prossimo a concretarsi quando Schumann appose al primo tempo il titolo di «Risveglio della primavera» e all'ultimo quello di «Addio alla primavera», non lasciò tracce nelle edizioni curate dallo stesso autore. Questi, pur sensibile a certi richiami di stampo romantico letterariamente allusivi, non volle sottoscrivere un preciso titolo illustrativo alla Prima Sinfonia. Ciò non impedì che il contenuto poetico fosse conosciuto dal pubblico, procurando a Schumann una fama che fino allora egli non aveva mai raggiunta. Il compositore si mostrò particolarmente soddisfatto di questo lavoro, anche perché fu scritto in uno stato di beatitudine psicologica, subito dopo il tanto sospirato e contrastato matrimonio con Clara Wieck. A lei Schumann suonò al pianoforte alcuni brani dell'appena abbozzata sinfonia; il commento di Clara fu raccolto nel suo diario, in cui si legge: «Non finirei mai di parlare delle gemme, del profumo di viole, delle fresche foglie verdi, degli uccelli svolazzanti che si sentono rivivere ed agitarsi attraverso la musica, nella sua forza giovanile». Infatti l'op. 38 è pervasa da una freschezza e da una spontaneità melodica particolarmente felice e da sentimenti intonati alla contemplazione della natura, come ammetteva l'autore quando dichiarava che la Prima Sinfonia deve la sua esistenza «all'impulso della primavera, che solleva l'uomo anche nell'età più avanzata e ogni anno lo coglie con rinnovata sorpresa». La sinfonia si schiude con una esuberante fanfara di trombe e di corni, cui fa eco l'intera orchestra in un'atmosfera di festosa e giubilante solennità. Il tema, trasformato in un ritmo brioso quasi di danza, è ripreso dai violini e dai flauti. L'oboe introduce una nuova melodia ampiamente sviluppata, prima che la ripresa della frase iniziale porti alla vigorosa conclusione del primo tempo. Il Larghetto successivo è tipicamente schumanniano per la delicatezza tematica, dapprima realizzata dai violini e poi affermata in modo più perentorio dal corno e dall'oboe soli. Il musicologo inglese Percy Young interpreta questa serena melodia come l'espressione dei sentimenti affettuosi di Schumann per Clara e ritiene che nella sua atmosfera notturna essa si pone in analogia con il verso di Milton: «The evening star, love's harbinger» (La stella della sera, messaggera d'amore). Verso le ultime battute del Larghetto si avverte un cambiamento nel colore dell'orchestra, annunciato dai pastosi accordi dei tromboni, quasi ad indicare con morbidezza il passaggio al terzo tempo, un vigoroso e incisivo Scherzo, il cui tema principale è una variante della lenta melodia del movimento precedente. L'ultimo tempo (Allegro animato e grazioso) è un brillantissimo e vivace contrappunto di temi a ritmo di danza che si rispondono l'uno con l'altro in un gioco strumentale di elegante fattura, con impasti di suono di penetrante fascino espressivo (si pensi, a mo' di esempio, a quello tra il flauto e il corno prima della entusiasmante «chiusa» che sembra preludere alla fantasiosa «Seconda sinfonia»). Forse per rettificare qualche interpretazione poco pertinente di questa sua composizione, Schumann scrisse a proposito del tempo finale della Prima Sinfonia: «Mi piace pensare ad esso come ad un addio della primavera, perciò non vorrei che venisse eseguito in maniera troppo frivola».

“Ecco il destino che bussa alla porta”: così Beethoven avrebbe definito le quattro note iniziali della Quinta Sinfonia. Quel destino che lo obbligava, condannandolo alla sordità, a “isolarsi e trascorrere la vita in solitudine”, come Beethoven scriveva ai fratelli nel Testamento di Heiligenstadt del 1802. Un destino tragico che colpi anche Robert Schumann, anche lui colpito da disturbi all’udito causati da problemi mentali. La Sinfonia n. 5 in do minore Op. 67 fu composta da Ludwig van Beethoven fra il 1807 e l'inizio del 1808. Fu eseguita per la prima volta il 22 dicembre 1808 al Theater an der Wien, in una serata musicale che non ebbe particolare successo, forse a causa del freddo e della lunghezza del programma. I primi abbozzi dell'opera risalgono in realtà al 1804. Si tratta, in effetti, del lavoro sinfonico di Beethoven che ebbe la gestazione più lunga e travagliata (si pensi che i primi abbozzi nascono quando l'autore stava ancora lavorando alla Sinfonia n. 3, mentre la conclusione del lavoro si intreccia con la composizione della Sinfonia n. 6).

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