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Università, i professori annunciano lo sciopero: a rischio gli esami di settembre

ROMA. Professori universitari sul piede di guerra. Aderendo alla lettera del Movimento per la dignità della docenza universitaria, in oltre 5.000 professori e ricercatori di 79 atenei ed enti di ricerca hanno  annunciato uno sciopero dagli esami nella sessione autunnale e precisamente nel periodo compreso tra il 28 agosto e il 31 ottobre.

L'iniziativa è stata presa per chiedere che gli scatti stipendiali "bloccati nel quinquennio 2011-2015, vengano sbloccati a partire dal primo gennaio del 2015, anziché, come è attualmente, dal primo gennaio 2016" - si legge nella lettera - e che "il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal primo gennaio 2015".

Ricordando che la vertenza si trascina da anni, il Movimento assicura comunque che le modalità della protesta "di parziale astensione dalle prestazioni istituzionali siano nel contempo rispettose del diritto di sciopero garantito costituzionalmente e del diritto degli utenti di avere servizi ridotti ma non annullati".

"Non neghiamo che l’astensione dal tenere gli esami produce contrapposizioni con gli studenti, che si sentono lesi dalla forma di sciopero scelta dalla componente docente, componente che in questi anni è stata poche volte accanto alle nostre battaglie per i diritti degli studenti e delle studentesse - dichiarano i rappresentanti del Link Coordinamento Universitario -. Oggi ci scontriamo con una riduzione di un quinto dell’intero settore, tra calo delle immatricolazioni, taglio di docenti e personale e cancellazione di corsi, tutto secondo criteri arbitrari, legittimati dalla retorica meritocratica. La necessità di adeguamento ai criteri valutativi imposti dall’alto e la compulsiva subordinazione alle logiche di un mercato strutturalmente in crisi, hanno prodotto un graduale svuotamento dei nostri corsi e svilimento della didattica. Un esito prevedibile".

Lo sciopero annunciato da docenti universitari e ricercatori potrebbe rivelarsi ''un errore che si scarica sugli studenti", oltre che controproducente e "contrario all'opinione pubblica", commenta il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli.

'Negli ultimi tre anni - ha proseguito Fedeli - abbiamo ricominciato ad investire sui percorsi formativi, forse non abbastanza, ma abbiamo invertito la rotta. Occorre destinare risorse anche con la prossima Legge di bilancio, investendo sulle persone che fanno formazione".

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