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Charlie, il Sun: il Papa pensa a un passaporto vaticano per il ricovero a Roma

I genitori del piccolo Charlie Gard - Ansa

ROMA. Secondo il Sun, il Papa vorrebbe dare al piccolo Charlie Gard un passaporto vaticano per permettergli il ricovero in Italia.

Il tabloid britannico cita una "fonte di alto livello" in Vaticano, secondo cui le limitazioni legali poste dalla giustizia britannica allo spostamento del bimbo malato terminale in un altro Paese potrebbero essere "superate" se diventasse cittadino dello Stato del Vaticano: "Sarebbe un fatto senza precedenti, ma si sta valutando", avrebbe spiegato la stessa fonte, aggiungendo: "I parametri legali impediscono che venga spostato e curato all'estero. Se questo può essere superato, allora sia così".

Tanto più che è "ben noto che il Papa ha preso come interesse personale il caso di Charlie, commentando la vicenda pubblicamente due volte". Il Sun ricorda poi che il segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, aveva detto che la Santa Sede avrebbe fatto il possibile per superare gli ostacoli legali al trasferimento di Charlie al Bambin Gesù. Ed oggi, su questo fronte, sarebbe atteso un importante annuncio.

Intanto, un ospedale americano è pronto a inviare a Londra una terapia sperimentale per tentare di allungare la vita del piccolo Charlie. Ne dà notizia la Bbc, secondo cui la struttura è il NewYork-Presbyterian Hospital che si è anche offerto di accogliere il neonato di 11 mesi ricoverato al Great Ormond Street Hospital nella capitale britannica qualora si risolvessero gli "ostacoli legali" che sono emersi nei giorni scorsi. La notizia arriva nel giorno in cui il presidente americano Donald Trump dovrebbe fare pressioni sulla premier britannica Theresa May nel corso di un incontro bilaterale al G20 di Amburgo dove le chiederà di intervenire per evitare che i medici inglesi stacchino la spina a Charlie.

I medici di Londra si erano già espressi in proposito affermando che qualsiasi tipo di terapia sperimentale oggi esistente non può aiutare il piccolo che continuerebbe a soffrire. I colleghi di New York stanno comunque cercando di fare pressione offrendo non solo la disponibilità ad inviare la terapia ma anche la propria consulenza diretta al centro pediatrico inglese. Prima dell'eventuale invio del protocollo di cura nel Regno Unito è necessaria comunque l'approvazione da parte dell'americana Food and Drug Administration (FDA), che vista però la grande attenzione attorno al caso dovrebbe arrivare in tempi rapidi.

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