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Vaccini, la commissione riduce il numero e le sanzioni. Ma il Veneto farà ricorso

ROMA. Scende a 10 il numero di vaccini obbligatori, diminuiscono le sanzioni e scompare il riferimento al tribunale dei minori per i genitori che decidono di non vaccinare i figli. Via libera inoltre alla possibilità di somministrarli anche nelle farmacie mentre si profila l'obbligo anche per operatori sanitari e scolastici.

Con gli emendamenti approvati nelle ultime ore dalla Commissione Sanità del Senato, cambiano i dettagli ma non la sostanza del decreto che introduce l'obbligo vaccinale per l'iscrizione a scuola. "Il testo non è blindato, sono sempre disponibile a modifiche, se sono migliorative", commenta il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Intanto il decreto spacca le regioni e il presidente del Veneto Luca Zaia conferma l'intenzione di fare ricorso alla Consulta. Con le votazioni di mercoledì notte è stato dato il via libera all'emendamento della relatrice Patrizia Manassero (Pd) che riduce le vaccinazioni obbligatorie da 12 a 10 (quelli inclusi nell'esavalente, nel trivalente, più varicella e rotavirus). A queste, poi, se ne aggiungono altre 4 "consigliate" attivamente dalle Asl: anti-meningococco B e C, anti-pneumococco e anti-rotavirus.

Modifiche riguardano le sanzioni pecuniarie ai genitori che non vaccinano: il tetto massimo scende da 7.500 a 3.500 euro e viene tolto il riferimento al rischio della perdita di patria potestà. Tornata a riunirsi alle 14 di oggi la Commissione ha poi approvato un emendamento che prevede la possibilità per i medici di somministrare i vaccini in farmacia. Il servizio, che sarà "senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica" e le cui modalità saranno precisate con decreto del ministero della Salute, sottolinea Emilia Grazia De Biasi (Pd), "rimanda a un principio previsto del Patto della Salute che riguarda la Farmacia dei Servizi. Bisogna considerare che, in alcune aree del paese, le farmacie rurali sono l'unico presidio sanitario nel raggio di chilometri e spesso è faticoso recarsi presso una Asl".

E' stato invece rimandato all'esame della Bilancio un emendamento che accoglie una richiesta delle Regioni e prevede che operatori sanitari, sociosanitari e operatori scolastici presentino "la documentazione attestante l'avvenuta vaccinazione". "Sono molto soddisfatta di come sta andando il lavoro in Commissione - commenta Lorenzin - sta uscendo un testo equilibrato e che garantisce la salute dei cittadini".

"Si stanno facendo dei correttivi, alcuni dei quali migliorativi. Ma l'impianto che prevede l'obbligatorietà è lo stesso e per noi resta sbagliato", è invece il parere di Nerina Dirindin (Mdp) che aggiunge: "La spaccatura che c'è in Commissione sul decreto riflette quella che c'è nel paese". Una spaccatura che si riscontra anche tra le regioni con Zaia che presenterà a ore il ricorso alla Consulta e con la Val d'Aosta che conferma la sua contrarietà.

"La stragrande maggioranza però - commenta il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini - è a favore, comprese Lombardia e Liguria". L'esame del testo in Commissione riprende lunedì alle 20 con l'articolo 4, e in particolare con l'emendamento che prevede l'istituzione dell'anagrafe vaccinale, che, commenta Manassero, "consentirà a tutti gli italiani di avere una propria storia vaccinale e consentirà di verificare lo stato delle vaccinazione nel nostro paese". Obiettivo approvare il testo entro lunedì notte per farlo arrivare in aula martedì.

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