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Emozioni in 10 secondi e antistress naturale, tutti i benefici del bacio

ROMA. «In un bacio, saprai tutto quello che è stato taciuto».

Così il poeta Pablo Neruda spiegava il significato profondo di uno dei gesti che più esprime l’amore: il bacio.

Un gesto intimo, segreto, esclusivo, di cui spesso però si può finire per trascurare l’importanza. Anche per questo è nata nel 1990 in Gran Bretagna la giornata mondiale del bacio (www.kissingday.com), che si celebra oggi.

Per omaggiare uno dei gesti più semplici e al tempo stesso preziosi che esistano, che tra l’altro è un toccasana per la salute.

In primo luogo un bacio intimo rinforza il sistema immunitario.

In 10 secondi può trasmettere 80 milioni di batteri, secondo gli esperti della Netherlands Organisation for Applied Scientific Research, ma tutto questo non fa male, anzi rinforza le nostre difese immunitarie.

E se non dovesse essere un argomento convincente al punto giusto, ecco che l’esperta Andréa Demirjian nel suo libro "Kissing: Everything you ever wanted to know about one of life's sweetest pleasures" elenca altre virtù del bacio: combatte dolori come quello mestruale e il mal di testa grazie al suo effetto vasodilatatore, abbassa la pressione, migliora l’umore mettendo in circolo ormoni 'della felicità' e sostanze che fanno bene al cervello come al resto del corpo, quali serotonina, dopamina e ossitocina, e infine aumentando la salivazione aiuta a combattere la carie.

Il bacio, poi, è un antistress naturale e dolcissimo, perché riduce i livelli di cortisolo, proprio considerato 'l'ormone dello stress'.

In più, baciare allena i muscoli facciali ed è quindi un antirughe: secondo uno studio inglese richiede il coordinamento di 146 muscoli, tra cui 34 facciali e 112 posturali.

Di qualunque genere sia, anche amicale, migliora l'autostima e in una coppia fa da 'termometro' della relazione.

Gli italiani sono considerati tra i più assidui baciatori, quindi perché non proseguire in questa buona abitudine?

«Dammi mille baci, e ancora cento, e poi di nuovo mille e ancora cento, e dopo ancora mille e ancora cento».

Lo scriveva già Catullo rivolgendosi all’amata Lesbia.

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