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Monica Bellucci, l'Italia è la mia colonna vertebrale

(di Francesca Pierleoni)  In quello che definisce il suo percorso ''da gitana, l'Italia resta la mia colonna vertebrale.
Anche nel mio discorso come madrina a Cannes, sono partita dicendo Signore e signori buonasera, le mie radici''. Lo dice sorridente e rilassata Monica Bellucci, radiosa in pantaloni e blusa nera a Taormina, dove riceve il Nastro d'argento europeo per On the milky road di Emiur Kusturica. Un premio che le arriva a qualche giorno dall'essere entrata fra i membri dell'Academy of Motion Picture Artes and Sciences, che assegna gli Oscar: ''Non me l'aspettavo, non ho lavorato molto ad Hollywood, i miei film internazionali sono sempre stati di matrice europea, è un bel riconoscimento per me''. Vincere il Nastro (già ottenuto nel 2003 per Ricordati di me), ''un premio nel mio Paese, è la cosa più bella e il film di Kusturica mi sta dando grandi soddisfazioni, sta uscendo in tutto il mondo, da poco in Cina e presto anche negli Stati Uniti''.

Un ruolo per cui ha guadagnato il plauso dei critici: ''Per la parità con gli uomini c'è ancora un lungo percorso, ma oggi c'è uno sguardo diverso sulle donne, un'idea diversa, più forte, nella società di femminilità e sensualità, che si riflette anche nel cinema. Le donne si rispettano di più e di conseguenza sono più rispettate. Oggi una donna a 50 anni si può divertire tanto''. E ''non vanno mai dimenticate le donne che che si sono battute per i nostri diritti negli anni '70, senza di loro non saremmo qui''. Guardando al cinema, ''nel passato attrici molto belle rimanevano icone, ma da una certa età in poi faticavano a trovare ruoli alla loro altezza. Prima le donne di 50 anni facevano le nonne e le mamme. Oggi invece troviamo interpreti adulte come Julianne Moore, Helen Mirren, Isabelle Huppert, Judi Dench che continuano ad affrontare grandi personaggi molto femminili - spiega -. Anch'io non sono più la donna e l'attrice che ero in film come Irreversible, Matrix o la Passione di Cristo, fisicamente il corpo cambia. Nel film di Emir mi si vede con le rughe che sono arrivate e va benissimo così, mi posso rappresentare in una maniera differente''. Più una donna si evolve, ''più cresce anche l'artista. E dico grazie se dopo 25 anni di lavoro sono ancora qua.'' Per lei un passaggio fondamentale ''è stata la maternità. Ogni donna ha un percorso differente, ma il diventare madre, nel mio, lo sentivo necessario. E per otto anni ho vissuto come in una bolla, dedicandomi principalmente a quello, avevo perso anche un po' di curiosità nel mio lavoro, che però da un po' di tempo è tornata''.

Ora sta lavorando a un grande progetto internazionale ''da produttrice e interprete per il piccolo schermo, e a settembre inizierò le riprese di un film internazionale su cui ancora non posso dire nulla''. La sua carriera la vede ''come un puzzle, un grande disegno, in cui grazie agli incontri, e tanta fortuna ho avuto la possibilità di un percorso molto largo''.

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