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Il cardinale australiano Pell incriminato per "gravi reati sessuali": "Vado a difendermi"

SYDNEY. Il cardinale George Pell, il più alto prelato cattolico australiano, dal 2014 terzo di gerarchia in Vaticano come prefetto degli Affari economici, è stato incriminato dalla polizia dello stato australiano di Victoria per multipli reati sessuali 'storicì, che sarebbero stati cioè commessi in tempi non recenti. E’ chiamato a comparire il 18 luglio al tribunale di Melbourne, detto Magistrates Court. Mai una simile accusa era stata mossa ad un cardinale. «Sono innocente, aborrisco gli abusi e vado in Australia a difendermi», ha detto Pell. Il Papa, informato delle accuse al cardinale, gli ha concesso un periodo di congedo, senza tuttavia togliergli l’importante incarico di «capo» delle finanze vaticane.

Le notizie di reato a caico del cardinale sono state notificate ai rappresentanti legali di Pell a Melbourne e presentate al tribunale. Nel dare l’annuncio il vice commissario di polizia Shane Patton ha precisato che le accuse riguardano più querelanti, ma non ha dato dettagli di quanti capi di imputazione Pell dovrà rispondere, né ha precisato quali siano le accuse specifiche.

E’ noto tuttavia che le denunce all’esame della polizia includono quelle di due uomini di oltre 40 anni provenienti da Ballarat, cittadina natale di Pell, dove allora era sacerdote, che di recente lo hanno accusato di averli toccati in maniera inappropriata mentre giocava a lanciarli in acqua nella locale piscina pubblica. Tali accuse sono divenute pubbliche solo nel luglio 2016 in un reportage sulla Tv nazionale Abc della giornalista investigativa Luoise Milligan, che ha dato maggiori dettagli nel libro uscito in maggio 'The Cardinal: The Rise And Fall of George Pell'.

Secondo quanto riportato nel libro, Pell avrebbe anche abusato di due coristi nella cattedrale di Melbourne verso la fine degli anni 1990. E sarebbe stato a conoscenza delle attività di preti pedofili sotto la sua giurisdizione prima di quanto abbia mai ammesso. In ottobre tre funzionari della polizia del Victoria si erano recati a Roma per interrogare Pell, che ha partecipato volontariamente.

Nel 1996, quando Pell era arcivescovo di Melbourne, fu avvicinato da esponenti politici, giudici e funzionari che sollevarono preoccupazioni riguardo a numerose notizie di abusi di pedofilia commessi da sacerdoti e personale della chiesa cattolica, mentre un numero crescente di vittime si facevano avanti con le loro storie risalenti al passato. Fu allora che Pell stabilì un sistema nell’arcidiocesi di Melbourne per investigare su denunce di abusi sessuali su minori. L’iniziativa fu chiamata Melbourne Response e i prelati che la gestivano furono accusati da sopravvissuti agli abusi e da organizzazioni delle vittime di trattare le denunce in modo incoerente e inadeguato.
Nel 2012 l’allora primo ministro Julia Gillard istituì una commissione reale d’inchiesta sulle risposte delle istituzioni agli abusi sessuali su minori, per investigare sull'operato di chiese ed enti religiosi, enti di beneficenza, governi locali, scuole, organizzazioni comunitarie come boy scout e club sportivi, e anche della polizia. Da allora la commissione ha udito le deposizioni a porte chiuse di oltre 6500 vittime, mentre Pell è stato una delle centinaia di persone chiamate a deporre nelle udienze pubbliche. Nel 2014, avendo il suo medico sconsigliato il viaggio aereo per motivi di salute, ha testimoniato per videolink da Roma per quattro giorni, quando è stato interrogato sulla Melbourne Response e su come l'arcidiocesi di Melbourne trattò le denunce di abusi.

Non vi fu alcuna indicazione durante quelle udienze che lo stesso Pell fosse tra i presunti responsabili, ma gli furono poste domande più generiche e gli fu chiesto se egli ritenesse di aver fatto abbastanza per affrontare la questione. Poiché la commissione non aveva poteri di azione penale, non fu interrogato sulle accuse di abusi a suo carico, e Pell ha ripetutamente respinto ogni accusa.

In un comunicato, l’ufficio australiano del cardinale dichiara che egli «tornerà in Australia il prima possibile, ma seguirà le raccomandazioni e l’approvazione dei medici, che lo consiglieranno sulle modalità di viaggio». «Il cardinale ha detto che attende ora il suo giorno in corte dove si difenderà vigorosamente dalle accuse», aggiunge il comunicato. La collaborazione di Pell sarà necessaria, poiché l’Australia ha un trattato di estradizione con l’Italia ma non con il Vaticano, circostanza che conferisce al cardinale immunità diplomatica».

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