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Allarme fratture anziani, l'80% non è curato adeguatamente

L'80 per cento delle persone che hanno avuto una frattura non ha una diagnosi corretta, non viene curato adeguatamente ed è a rischio di nuove fratture. I dati OsMed, Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali, rivelano un quadro preoccupante. Viene stimato che un milione e 200mila italiani si trovi in questa situazione, soprattutto anziani fragili che con una terapia farmacologica potrebbe mantenere in sicurezza lo scheletro e avere maggiori possibilità di autonomia. L'allarme è stato lanciato da otto società scientifiche, Sie, Sigg, Simfer, Simg, Simi, Siommms, Sir e Siot, che hanno creato una Commissione che ha prodotto le nuove Linee Guida sulla gestione dell'osteoporosi e delle fratture da fragilità impegnandosi a diffondere tra i 30 mila medici associati concetti scientifici moderni e indicazioni pratiche. L'impatto economico di una patologia così diffusa è molto elevato: il costo per il trattamento delle fratture da osteoporosi supera i 7 miliardi di euro all'anno, di cui 'soltanto' 360 mila per la prevenzione farmacologica secondaria.

In Italia l'impatto epidemiologico dell'osteoporosi è molto elevato, hanno spiegato gli esperti in una conferenza stampa al Cnr. Ne soffrono tre milioni e mezzo di donne e un milione di uomini. E, poiché nei prossimi 20 anni la percentuale della popolazione italiana al di sopra dei 65 anni aumenterà del 25%, ci dovremo attendere un proporzionale incremento dell'incidenza della malattia. Nella popolazione ultracinquantenne il numero di fratture di femore per anno supera le 90.000, e, per quelle vertebrali nel 2010 sono stati riportati più di 70.000 accessi al Pronto Soccorso, ma, considerando che molte non vengono diagnosticate, si ritiene che il loro numero complessivo sia di almeno 10 volte superiore.

Le fratture osteoporotiche, vertebrali e femorali, aumentano il rischio relativo di mortalità, è stato spiegato, per quelle del femore è di circa 5-8 volte nei primi 3 mesi dall'evento, diminuendo nei successivi 2 anni, ma resta comunque elevato anche al follow-up a 10 anni. In termini assoluti l'incidenza è fino al 9% ad un mese dalla frattura e del 36% ad un anno, sostanzialmente sovrapponibile a quella per ictus e carcinoma mammario e superiore di 4 volte a quella per carcinoma endometriale. Il 50% delle donne con una frattura del femore presenta, inoltre, una consistente riduzione del livello di autosufficienza che, in circa il 20% dei casi, comporta l'istituzionalizzazione a lungo termine.
Claudio Marcocci, presidente Siommms, ha ottenuto che nei prossimi anni queste patologie vengano insegnate nel corso di laurea in Medicina.
   
   

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