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L'immunoterapia aumenta la sopravvivenza nei pazienti con mieloma

L'immunoterapia, mirata a risvegliare il sistema immunitario per combattere il cancro, aumenta la sopravvivenza dei pazienti con mieloma multiplo. Lo dimostrano i dati aggiornati dello studio Eloquent-2 presentati al congresso dell'associazione Europea di ematologia (Eha) in corso a Madrid. L'obiettivo è ora arrivare a cronicizzare questa patologia, garantendo buona qualità di vita ai malati.
    Ogni anno in Italia sono registrate circa 4500 nuove diagnosi di mieloma multiplo, tumore del sangue che ha origine nel midollo osseo. Nonostante i recenti progressi nel trattamento, solo il 51% dei pazienti sopravvive a 5 anni, ma oggi nuove prospettive sono offerte dall'immunoterapia.

Al congresso, particolare attenzione è stata riservata ad una nuova molecola immunoterapica, Eloturzumab, che ha dimostrato un beneficio clinico duraturo garantendo una buona qualità di vita ai pazienti: la molecola ha ricevuto nel 2016 l'approvazione dell'Agenzia europea per i farmaci Ema in base ai risultati dello studio di fase 3 Eloquent-2 che ha coinvolto 646 pazienti, ed è disponibile in Italia da aprile 2017. Al congresso sono però stati presentati i dati aggiornati a 4 anni di questo studio: "Il follow-up a 4 anni - spiega Michele Cavo direttore Istituto di ematologia e oncologia medica università-Policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna - conferma l'efficacia della molecola con un buon profilo di tollerabilità e con un incremento del 50% della sopravvivenza libera da progressione della malattia per i pazienti. Per i malati trattati si è mantenuta la riduzione del 29% del rischio di progressione o morte rispetto al gruppo di controllo e questo beneficio è costante anche nei pazienti a prognosi sfavorevole". Il beneficio a lungo termine di questa arma innovativa, rileva, "potrebbe portarci all'obiettivo della cronicizzazione della malattia, come già avviene ad esempio in patologie come il diabete". 

 

Fino ai due terzi dei pazienti con mieloma multiplo, spiega inoltre Mario Boccadoro, direttore del dipartimento Oncologia ed Ematologia della Città della Salute e della Scienza di Torino, "presenta dolore osseo, in particolare alla schiena, al momento della diagnosi, e circa il 75% mostra fratture ai Raggi X. Sono sintomi debilitanti con un impatto significativo sulla qualità di vita: spesso infatti per queste persone difficile camminare, fare le scale e talvolta non possono più guidare l'auto, inoltre altro grave sintomo è l'insufficienza renale". Fondamentali sono dunque i dati del nuovo studio, che dimostrano come l'immunoterapia funzioni nel trattamento di questa forma tumorale garantendo appunto una buona qualità di vita.

Fino ad oggi rileva inoltre Cavo, "la terapia si è basata su farmaci chemioterapici e radioterapia, ma i risultati sono stati modesti per l'elevata resistenza delle cellule tumorali. In seguito il trapianto di cellule staminali ha migliorato i risultati, ma ancora più rilevante è stato l'impatto delle molecole immunoterapiche che aprono nuove vie sia per il loro meccanismo d'azione che permette di controllare con più efficacia la malattia sia per l'ottimo profilo di tossicità che le rende 'partner' ideali di altre terapie target". E nell'immediato futuro, conclude l'esperto, "si stanno anche aprendo importanti prospettive grazie alla combinazione di diverse nuove molecole per l'immunoterapia".

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