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Il Giornale di Sicilia e la nuova storia, sfida oltre la carta

PALERMO. Quando rinasce un giornale antico in un mondo nuovo si desidererebbe sempre dare una svolta, dire più o meglio di altri, di prima. E, senza presunzione, dare al lettore un’informazione che faccia la differenza, regalargli quintali di qualità in ogni formato, illuminargli quella parte del mondo in penombra, dove si sguinzagliano giornalisti attenti, affidabili, che esplorano dietro al visibile, sotto l’evidente, alle spalle del già visto.

Ieri il Giornale di Sicilia, raccontando «La nostra storia, la nuova storia», ha presentato ufficialmente alla città (lo rifarà il 28 e 30 giugno a Trapani e ad Agrigento) il suo neo vicedirettore responsabile, Marco Romano, che dall’11 aprile firma il giornale, e la linea editoriale intrapresa.

Entrando all’Arsenale della Real Marina (dove ad accogliere prima e dopo i tanti ospiti ci sono i sapori e gli odori delle prelibatezze dell’azienda Fiasconaro, protagonista di una lunga e ormai consolidata partnership con il Giornale di Sicilia), la storia, da lontano, ti corre incontro, attraverso un «tunnel» di prime pagine: attraversare quei pannelli significa essere in tanti luoghi, sgranati lungo oltre un secolo e mezzo: la repubblica che vince sulla monarchia, le efferatezze della mafia, sì, ma anche quell’urlo «Campioni», raccontato l’indomani dell’11 luglio del 1982, successi e disfatte del Palermo calcio, le dimissioni di Benedetto XVI.

La Storia e tante storie. Già perché il «Giornale di Sicilia» è vecchio quanto l’Italia: 157 anni e oltre 50 mila prime pagine. Marina Turco di Tgs «guida» un’ora di analisi, commenti, propositi: dopo i saluti di Alessandra De Caro, padrone di casa, 3 minuti di video sintetizzano il Gruppo Giornale di Sicilia: è emozione pura, per chi quel giornale lo «abita» e, tra i presenti, sono in tanti: la famiglia Ardizzone al completo, il presidente del Giornale di Sicilia, Antonio, con i figli Federico, Giada e Rosy, il consiglio di amministrazione, alcuni redattori, altri ex redattori.

«Ogni giorno - ha spiegato Romano - mandiamo in edicola un giornale che si fa in quattro per i suoi lettori. E non è solo un modo per dire quanto impegno ci mettiamo: ci facciamo letteralmente in quattro, perché tante sono le nostre edizioni quotidiane, fra Palermo, Trapani, Agrigento, le province della Sicilia orientale. Abbiamo deciso di focalizzare più che mai l’obiettivo su una Sicilia che le pagine di questo giornale le ha sempre riempite con le sue meraviglie e le sue nefandezze, i suoi martiri e i suoi mostri. E torneremo a farlo ancora di più, con un linguaggio contemporaneo. Scovandone le energie nascoste, stimolandole, aiutandole ad emergere. Per restare vicini alla gente, ai suoi problemi e ai suoi bisogni quotidiani».

Senza nutrirsi solo di scoramenti, dunque. In platea ci sono il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone: «Nonostante le due pagine di ieri che hanno bacchettato il Parlamento, vi auguro un grande in bocca al lupo», dice; il governatore Rosario Crocetta, l’ex presidente del Senato Renato Schifani, il sindaco Leoluca Orlando: «Il Giornale di Sicilia si fa in quattro e quattro è un numero “palermitano”: quattro sono i Canti, i fiumi, le sante». Il prefetto Antonella De Miro: «La vostra storia è la nostra, e sarà in futuro la storia di una sfida importante, interprete di una società in evoluzione».

In bilico tra necessità di notizie e mantenimento del segreto il rapporto tra giornalisti e forze dell’ordine: «Ma riusciamo bene a sopportarci», commenta il generale di Brigata dei Carabinieri Riccardo Galletta. E il questore Renato Cortese: «Noi sbirri di lunga data ci confrontiamo quotidianamente con i giornalisti: facciamo lo stesso lavoro, cerchiamo la verità». La mole spaventosa di notizie in circolazione non rende inutile il lavoro dei giornalisti, lo rende indispensabile. «Per informare senza urlare, raccontare senza influenzare, approfondire e denunciare senza sentenziare. Col rigore della professionalità e il mantello dell’etica, con imparzialità, con equilibrio. Magari mutando modi, metodi e forme».

Il giro di opinioni degli ospiti si apre con lo storico Antonino Giuffrida che fa un excursus sulla nascita della borghesia in Sicilia e la funzione dei giornali. Poi tocca a Gian Maria Fara, presidente di Eurispes che ricorda quando la redazione romana del Giornale di Sicilia, in piazza San Silvestro, era il primo luogo dove recapitare – non c’erano ancora le mail - i rapporti annuali dell’Istituto: «Il ruolo dei media oggi non è cambiato: sono cambiate le sue declinazioni e i suoi strumenti, ma ciò che non cambia è la funzione inderogabile della stampa nel consolidamento della democrazia».

Scandaglia ancora Gianni Puglisi, vicepresidente dell’Istituto Treccani: «La Sicilia oscilla tra chiari e scuri, è icona di una forma di ibridazione culturale, è stata la prima regione a dotarsi di una autonomia speciale ma è anche quella che meglio di tutti, questi doni ha saputo sciuparli, trasformando il privilegio in castigo. Un giornale è il barometro della coscienza critica di un paese: se il Giornale di Sicilia è vivo dopo 150 anni è perché dalla sua gente è riconosciuto come organo di conoscenza, perché è radicato nel sociale. Perché si è rinnovato senza mai perdere il fil rouge della sua storia».

Una ventata di ottimismo soffia con l’intervento del co-fonder di Gds Media&Communication, Angelo Sajeva: «Ce la possiamo fare, a patto di realizzare un prodotto allineato con i tempi. Il nostro gruppo segue il lettore durante tutta la giornata: al mattino con il web e l’edizione cartacea, poi con il mobile; appena rientra a casa c’è Tgs con le sue notizie e la sera Rgs. Abbiamo anche un giovane vicedirettore: la strada è quella giusta».

Cavalcare la rivoluzione hi tech senza venirne travolti, sembra un’operazione titanica ma, ormai calato nelle braccia della tecnologia, il gruppo editoriale Giornale di Sicilia gioca sull’interazione della sua piattaforma multimediale: è possibile leggere il quotidiano sul web, da pc, tablet e smartphone; si può ascoltare la radio in streaming, rivedere i notiziari di Tgs e selezionare on demand i servizi o i programmi. Insomma, difficile… liberarsi dalla rete informativa firmata Giornale di Sicilia. E già da alcuni giorni risalta la nuova veste grafica del sito gds.it, tra i primi per contatti in Sicilia. «Vogliamo – conclude Romano - essere garanzia di affidabilità trasparenza ed equilibrio in un mare magnum mediatico in cui l’informazione è sempre più approssimativa e casuale. Lo dobbiamo alla nostra storia. Per scrivere la nuova storia».

 

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