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Falso e abuso d'ufficio, Raggi rischia il processo: "Non mi dimetto"

Virginia Raggi

ROMA. Sette mesi dopo l’iscrizione nel registro degli indagati, la Procura di Roma ha chiuso il «pacchetto» di fascicoli sulle nomine che riguardano il sindaco di Roma, Virginia Raggi.

Per lei si fa concreto il rischio processo per le accuse di falso e abuso d’ufficio per le nomine di Salvatore Romeo e Renato Marra mentre sono destinate ad essere archiviate, come chiesto dalla stessa procura, le accuse di abuso d’ufficio per le scelte di Carla Raineri a capo di gabinetto del primo cittadino e Renato Marra a capo del dipartimento turismo.

Colpo di acceleratore quindi dei magistrati di piazzale Clodio alla maxi-indagine sull'amministrazione pentastellata e su alcune nomine fatte dalla Raggi proprio nelle prime settimane dopo il suo insediamento in Campidoglio. L’avvocato della sindaca, Alessandro Mancori, si dice certo «di poter chiarire tutto».

«Non stiamo parlando del fatto che io abbia rubato soldi o abbia corrotto - dice la sindaca a Carta Bianca su Rai 3 - Parliamo di una firma su un documento in contestazione e di una procedura di nomina, di Romeo, che ho fatto seguendo una procedura già avvenuta in anni precedenti e che non era mai stata contestata. Sono abbastanza tranquilla. Depositeremo atti con cui sono certa di riuscire a spiegare. Noi al momento andiamo avanti. Se alla luce del codice etico esiste una sola possibilità che la storia di questo ipotetico rinvio a giudizio anticipi la fine della guida di Roma? No», risponde Raggi.

Il tema è 'caldo' per il Pd capitolino che proprio ieri, in un bilancio sul primo anno di amministrazione Raggi, è tornato a chiedere «cosa farà la sindaca se arrivasse un rinvio a giudizio?». Mentre una sponda arriva dal leader della Lega Matteo Salvini: «La sindaca Raggi non deve dimettersi, si è colpevoli se condannati, non con il rinvio a giudizio. Però politicamente la condanno, perché i romani che sento mi dicono che speravano in qualcosa di meglio».

La Procura ha chiuso in queste ore una serie di filoni di indagine, atto che di norma precede la richiesta di rinvio a giudizio. Al sindaco è contestato l’abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Salvatore Romeo a capo della segreteria politica, il falso per quella alla direzione Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello di Raffaele, ex capo del personale. In relazione a quest’ultima nomina, la Procura ha sollecitato per la Raggi l'archiviazione dal reato di abuso d’ufficio che invece resta contestato al fratello di Marra, Raffaele che all’epoca era il braccio destra della prima cittadina.

Secondo l’impianto accusatorio della Procura, Raffaele Marra, attualmente sotto processo per l’accusa di concorso in corruzione assieme all’imprenditore Sergio Scarpellini, si occupò in prima persona della pratica di nomina quando invece si sarebbe dovuto astenere. Quanto al falso documentale, la Raggi è a rischio processo per aver detto alla responsabile anticorruzione del Campidoglio Mariarosa Turchi di aver deciso da sola su quella nomina su cui l’Anac guidata da Raffaele Cantone ha poi avanzato una serie di rilievi. Raggi aveva assicurato di avere deciso in piena autonomia senza coinvolgere lo stesso Raffaele Marra, all’epoca suo braccio destro. Una versione però smentita da una chat tra Raggi e il suo ex capo del personale in cui la prima cittadina di Roma si lamenta per il fatto che non era stata informata da lui sul salto di stipendio del fratello Renato.

Per quanto riguarda il filone sulla nomina di Romeo, la procura contesta a lui l’abuso d’ufficio in quanto ritiene la sua nomina palesemente illegittima. Per chi indaga, invece, la Raggi non avrebbe tenuto in conto alcuni pareri autorevoli contrari a questa nomina, poi andata in porto. Per Romeo quella promozione, avvenuta nell’estate scorsa, rappresentò un salto sostanziale anche nello stipendio: da 39 mila euro lordi l’anno, a 110 mila, scesi successivamente a 93 mila dopo l’intervento dell’Anac. Sempre ieri la Procura di Roma ha chiesto al gip l’archiviazione per il filone sulla nomina di Raineri nel quale si ipotizzava per la Raggi l’abuso d’ufficio dopo un esposto presentato da Fratelli d’Italia. I pm ritengono la scelta non legittima e contraria ad alcuni pronunciamenti dalla Corte dei Conti ma hanno valutato insussistente l’elemento soggettivo del reato. Infine l’aggiunto Paolo Ielo ha chiesto di archiviare anche l'inchiesta relativa a una presunta attività di dossieraggio ai danni dell’attuale presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito. Nel procedimento, contro ignoti, si ipotizzava la rivelazione del segreto d’ufficio. I pm hanno, infine, chiesto di fare cadere l’accusa di abuso d’ufficio che era contestato all’ex assessore all’ambiente, Paola Muraro, per vicende che risalgono a quando ricopriva il ruolo di consulente esterno in Ama.

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