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I partiti alla prova delle amministrative, test prima delle politiche: le urne pesano su alleanze

Beppe Grillo, al voto al seggo di Sant'Ilario

ROMA. E' l'ultimo test prima delle elezioni politiche. Il voto in 1.004 Comuni, che coinvolge oltre nove milioni di italiani, non ha un valore nazionale ma "locale", sottolineavano concordi, alla vigilia, il segretario Pd Matteo Renzi e il Cinque stelle Luigi Di Maio.

Ma è destinato ad avere, secondo il leader di Fi Silvio Berlusconi, un "grande valore politico". Perché sarà possibile tracciare tendenze destinate a orientare le decisioni dei partiti sulla legge elettorale, che tornerà in commissione martedì dopo il brusco stop al "tedesco", e sulle future alleanze. Con un occhio al voto anticipato in autunno, che appare però ora assai improbabile.

Al centro dell'attenzione ci sono ventuno capoluoghi di provincia e quattro di Regione (Palermo, Genova, Catanzaro, L'Aquila). Il Pd punta al ballottaggio di domenica 25 giugno in almeno 22 città. Il centrodestra, fuori dalle principali sfide lo scorso anno, vuole imporsi come vero sfidante del centrosinistra al secondo turno.

Mentre la partita del M5s, dopo il trionfo del 2016 a Roma e Torino, è in salita. I candidati grillini rischiano di essere esclusi al primo turno nelle principali città, da Verona e Parma, dove Federico Pizzarotti corre per la riconferma da "ex". Ma sperano in Catanzaro e Palermo, dove Leoluca Orlando punta all'elezione al primo turno.

E' Genova l'osservata speciale di queste comunali: nel capoluogo ligure, dove l'affluenza si tiene ben sotto la media nazionale, centrodestra e centrosinistra sperano di bloccare con una sconfitta "in casa" il M5s, che si presenta diviso. Beppe Grillo, unico dei leader in piazza nella campagna elettorale, si presenta a votare nella sua città con il casco in testa e attacca i giornalisti. Ma via Facebook lancia un appello: "Il M5s è con le sue liste in 225 comuni, il Pd con il suo simbolo in 134 città: siamo la forza nazionale più presente, votate!".

Per il centrosinistra il test delle comunali, dove spesso i candidati sono sostenuti da una coalizione unitaria, giunge in un momento di grande dibattito. Renzi punta a un buon risultato per confermare la spinta delle primarie che lo hanno rieletto segretario Pd, ma i fautori dell'unità a sinistra, da Orlando a Pisapia, sperano in un dato che dimostri la necessità di correre tutti assieme. Mdp, che la prossima settimana potrebbe non votare la fiducia sulla "manovrina", si mostra però prudente sulle possibilità di dialogo con il Pd.

E Pier Luigi Bersani, a Piacenza, vota una candidata "civica", contro il candidato Dem. Quanto al centrodestra, la Lega gioca due partite importanti a Verona, dove sfida l'ex Flavio Tosi, e a Padova, con Massimo Bitonci. Ma è Berlusconi a puntare molto su questa tornata, per riaffermare la centralità di FI.

Nel giorno del voto il Cav prova anche a rilanciare la spinta per una legge elettorale, a lui gradita, sul modello "tedesco": "Ripartiamo da lì o sarà molto difficile scriverne un'altra", afferma. Anche Bersani propone di rimettere mano, con modifiche, al modello bocciato giovedì scorso in Aula.

Ma Lega, M5s e Pd dichiarano chiusa ogni possibilità di intesa e il confronto di martedì in commissione si annuncia tutto in salita. Anche per questo Renzi esclude elezioni anticipate: "si vota nel 2018". Ma la "finestra" per il voto in autunno non è ancora chiusa e le incognite non mancano, a partire dal voto, la prossima settimana, su "manovrina" e riforma del processo penale.

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