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Graviano con un coltello in cella: trasferito dal carcere di Ascoli

Giuseppe Graviano

ASCOLI PICENO. Chiacchierava, dietro le sbarre, a ruota libera con un altro detenuto, avrebbe avuto rapporti intimi con la moglie mentre era al 41 bis, e come se non bastasse sarebbe stato trovato in possesso di un coltello nella sua cella del supercarcere di Ascoli Piceno. Sotto i riflettori degli investigatori ecco ancora Giuseppe Graviano, il boss le cui intercettazioni su presunte "cortesie" a Silvio Berlusconi sono state depositate agli atti del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia in corso a Palermo.

Subito dopo il ritrovamento e il sequestro della lama, nascosta nell’intercapedine del letto, Graviano è stato trasferito nel carcere di Terni. Il mafioso ha fatto ricorso contro il sequestro, e l’udienza è fissata per lunedì davanti al Tribunale del Riesame ascolano. Non si sa come il coltello, di tipo rudimentale, abbia potuto superare i controlli del carcere di Marino del Tronto, dove Graviano era detenuto in regime di 41 bis e dove è stato intercettato mentre parlava durante l’ora d’aria con un altro detenuto, Umberto Adinolfi.

La Procura di Ascoli contesta a Graviano il porto abusivo di arma: una lama piuttosto lunga, con un’impugnatura realizzata con del nastro isolante. Attraverso il suo difensore, Graviano si è opposto al sequestro del coltello di cui, a quanto sembra, disconosce la proprietà. Le indagini sono ancora in corso.

Intanto sulle sue affermazioni sull'ex presidente del Consiglio e leader di Fi intercettate dagli investigatori proseguono le polemiche. «Sono illazioni prive di fondamento, fandonie», sbotta Barbara Berlusconi. Le fa eco Michaela Biancofiore, parlamentare di Forza Italia del Trentino Alto Adige: «Sono certa che ancora una volta sarà dimostrata la totale estraneità del Presidente Berlusconi alle favole inventate dal boss mafioso di turno. Berlusconi deve essere dotato di tanta pazienza cristiana per poter tollerare ancora una volta l’ennesima bomba senza detonatore. Il Presidente ha tutta la mia solidarietà umana e soprattutto quella della gente che ha sempre creduto a lui, non al mafioso di turno ripescato irresponsabilmente in occasione di snodi politici fondamentali per il futuro del nostro Paese».

«Le dichiarazioni attribuite al boss Giuseppe Graviano ci lasciano per l’ennesima volta allibiti. Da un’intercettazione, infatti, risulta che abbia ripetutamente attaccato Silvio Berlusconi, accusandolo di avergli chiesto delle «cortesie» e definendolo un traditore», osserva Stefano Maullo deputato di Forza Italia. «Ma le affermazioni del boss - aggiunge - sono soltanto dei puri e semplici vaniloqui e se non fossero così gravi non meriterebbero nemmeno d’essere commentate. I governi Berlusconi verranno ricordati anche per la loro costante e duratura lotta a tutte le mafie. Siamo davvero stufi di questa continua ondata d’attacchi contro Berlusconi, la situazione è intollerabile».

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