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Tumore al seno, al via test per un vaccino: dal 2018 coinvolte 350 donne

NAPOLI. Un vaccino contro il tumore al seno: i risultati preliminari sono stati stati già presentati a Chicago nell’ambito del congresso ASCO (American Society of Clinical Oncology) e la sperimentazione avanzata di fase 3 direttamente su un numero ampio di pazienti, 350 per la precisione, partirà nel corso del 2018. L’Istituto nazionale dei tumori di Napoli Fondazione Pascale sarà l’unica struttura oncologica italiana a prenderne parte.

I risultati, discussi quest’anno da un ristretto numero di esperti mondiali, tra cui il professor Michelino De Laurentiis del Pascale, hanno rappresentato la base per il lancio di uno studio clinico mondiale di fase III, quindi uno studio di fase avanzata e in grado di fornire risultati definitivi. Lo studio prevede la somministrazione del vaccino anti Globo H-KLH come terapia adiuvante (cioé subito dopo l’intervento chirurgico al seno) in donne con tumore 'triplo-negativò con lo scopo di aumentare i tassi di guarigione di questo sottotipo di tumore mammario ad alta aggressività.
Si tratta di un vaccino terapeutico messo a punto da una piccola biotech di Taiwan la quale ha coinvolto (oltre agli USA), anche Spagna, Francia, Germania e il Pascale di Napoli.

Il ruolo della struttura napoletana nello sviluppo del vaccino sarà primario, visto che Michelino De Laurentiis ha già ottenuto di affiancare alla sperimentazione principale ulteriori studi di combinazione del vaccino con i farmaci immunoterapici già disponibili.

«La disponibilità del vaccino al Pascale - dice De Laurentiis - si prospetta come grande opportunità per le pazienti con tumore mammario di avere accesso a trattamenti ad alta innovatività e va nella scia intrapresa negli ultimi anni che hanno fatto del Pascale uno dei centri mondiali col maggior numero di trattamenti innovativi per il tumore della mammella. I farmaci immunoterapici attuali, cosi detti inibitori dei checkpoint immunologici, agiscono sostanzialmente rimuovendo il freno immunologico che il tumore tiene premuto per evitare di essere attaccato dal sistema immunitario». «Ne consegue un’attivazione generica del sistema immunitario che ha il potenziale negativo di scatenare patologie autoimmunitarie nell’organismo. Inoltre - aggiunge - questa risposta immunitaria, proprio perché in qualche modo generica, non è sempre efficace contro il tumore. Questo è forse uno dei motivi per cui l’immunoterapia ha avuto, per ora, successi limitati nelle forme tumorali meno immunogene, come il tumore della mammella. I vaccini terapeutici, invece, mirano a scatenare una risposta immunitaria altamente specifica contro il tumore, in teoria potenzialmente più efficace e con meno effetti collaterali».

«Sempre più il Pascale conferma il proprio livello di centro di riferimento per l’oncologia mondiale - sottolinea il direttore generale dell’Istituto, Attilio Bianchi - Il congresso internazionale di Chicago ha visto alcuni risultati dei nostri ricercatori assumere una valenza planetaria».

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