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Torino, il bimbo ferito esce dal coma
Aperta inchiesta su lesioni e omissioni

TORINO. Non è più in coma farmacologico Kelvin, il bimbo di 7 anni ricoverato all’ospedale Regina Margherita per le ferite riportate sabato sera in piazza San Carlo. I medici del reparto di Rianimazione hanno ridotto al minimo la sedazione e lui comincia a respirare da solo. La prognosi resta però riservata.

«Di fronte ai feriti di Torino e a chi è ancora in ospedale, l’impegno che dobbiamo prendere tutti è che le istituzioni devono coralmente creare le condizioni perché certi fatti non succedano più. Se non ci sono i requisiti non si farà l’evento». Lo dice il ministro dell’Interno Marco Minniti, in un evento sulla terrazza del Pd. «Se l’evento non garantisce il livello massimo di sicurezza è chiaro che non può farsi. Il nostro obiettivo è permettere tutti i 1700 eventi in programma per l’estate in un contesto di tranquillità».

«Ci vuole un principio di responsabilità e cooperazione con le realtà locali e ci deve essere una collaborazione tra il privato, tra chi organizza l'evento, e lo Stato», spiega il titolare del Viminale che osserva: «C'è un collegamento tra Manchester e Torino: trasmettere un messaggio di paura» e «una democrazia impaurita è più fragile ma con la paura non si può giocare».

«Il nostro obiettivo è liberare i cittadini dalla paura e questa è la grande differenza tra una grande forza riformista e i populisti», sottolinea ancora Minniti.

Sono due i fronti di indagine aperti dalla procura di Torino sui fatti di piazza San Carlo. I magistrati vogliono capire chi o che cosa ha scatenato l’ondata di panico. Ma vogliono anche fare luce sulle eventuali carenze nell’organizzazione e nella gestione di un evento, la proiezione della finalissima di Champions League su un maxischermo, che ha stipato nel 'salottò della capitale subalpina non meno di trentamila persone.

Il fascicolo, dopo la prima informativa della Digos, è stato rubricato alla voce «lesioni colpose plurime gravi e gravissime». Non ci sono indagati. Ma c'è un riferimento all’articolo 40 del codice penale, in base al quale «non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo». Significa che i pm (il procuratore Armando Spataro, l’aggiunto Vincenzo Pacileo e il sostituto Antonio Rinaudo) intendono vagliare l’operato delle autorità.

E' per questo che hanno cominciato a raccogliere per ogni dove qualsiasi documento amministrativo che riguardi misure di prevenzione e di sicurezza, di modalità di accesso alla piazza, di vie di fuga, di autorizzazioni assortite.

Nessuna delle decine di persone ascoltate in questi giorni (feriti compresi) ha parlato di scoppi o di minacce negli istanti che hanno preceduto il putiferio. Il tifoso fermo a braccia aperte, immortalato da alcuni video, non era uno sconsiderato che giocava al kamikaze, ma un ragazzo che cercava di tranquillizzare la folla e che si è pure sciolto in lacrime. L'ipotesi di lavoro iniziale, quella del procurato allarme, è stata dunque temporaneamente accantonata. Quella dell’attacco terroristico non è praticamente mai esistita. In ogni caso sono stati recuperati e sequestrati residui di «artifici pirotecnici e generatori fumogeni».

La folla ha tumultuato all’improvviso all’altezza dei numeri civici 195 e 197. Sono stati i cocci delle innumerevoli bottiglie la causa della stragrande maggioranza delle ferite. Si doveva o no disporre il divieto di portare in piazza contenitori di vetro? Come sono stati fatti i controlli? E come si spiega la presenza di tanti venditori abusivi? La polizia municipale riferisce di averne identificati 34 prima del fischio di inizio e di non aver potuto procedere oltre a causa dell’elevato numero di persone. Altre domande. Le transenne erano dislocate in modo adeguato o hanno aggravato i danni? Quanti erano gli ultras diffidati? E chi aveva l’obbligo di «impedire» il macello? Il Comune? La prefettura? La questura? O l’agenzia Turismo Torino che ha montato il maxischermo? Intanto si profila una prima denuncia da parte dei vigili: quella a carico del responsabile legale di un esercizio pubblico di piazza San Carlo che, nonostante l’apposita ordinanza del questore, non ha messo in sicurezza il dehor.

 

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