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Grillo blocca il dissenso nel M5S: sì al modello tedesco

ROMA. Il modello tedesco tiene, ma da oggi in poi avrà più chiara l'impronta di Beppe Grillo. Il leader M5S, infatti, in un gelido post blocca il dissenso interno al Movimento blindando quel patto con Pd e FI che ieri, il gotha della politica riunito al Quirinale per la Festa della Repubblica dava per traballante.

L'intervento del garante del M5S, tuttavia, non spegne i malumori che permangono nel mondo del centrosinistra sul sistema tedesco mentre domani, in commissione Affari Costituzionali, gli orlandiani daranno battaglia per eliminare le pluri-candidature dal testo di Emanuele Fiano. Alle 14 - 5 ore dopo il termine per la presentazione dei subemendamenti - la commissione Affari Costituzionali della Camera tornerà a riunirsi e si comincerà a votare. E, complice la mossa di Grillo, la maggioranza sembra al sicuro.

"Sono fiduciosa che l'accordo tenga", spiega la sottosegretaria Maria Elena Boschi a margine della parata del 2 giugno. E, una manciata di minuti dopo, la conferma arriva da Grillo. "Se gli altri partiti non cambieranno idea sul modello tedesco i portavoce del M5s voteranno a favore del testo: non è il nostro modello ideale ma è un sistema costituzionale", scrive il leader M5S ricordando ai parlamentari di "rispettare le decisioni degli iscritti".

Il post, durissimo nei confronti degli ortodossi - dati in ebollizione sul sistema tedesco - incassa una selva di repliche da parte degli altri partiti soprattutto per il fatto che il leader M5S boccia le preferenze. "Grillo vuole decidere nelle stanze della 'Casaleggio Associati' chi eleggere, così come accadrà per Fi ad Arcore e per il Pd al Nazareno", attacca Federica Chiavaroli di Ap. "Grillo fa il gioco delle tre carte", sottolinea Alfredo D'Attorre di Mdp.

Silenzio, invece, dal Pd. Gli esponenti Dem, di solito durissimi con i tackle dell'ex comico, questa volta devono mantenere la prudenza anche perché senza il M5S difficilmente l'accordo sul tedesco terrà. Sinistra Italiana, infatti, non garantisce il suo voto chiedendo di cambiare il testo in commissione e parole simili arrivano da Mdp.

Mentre i sette orlandiani preparano pochi emendamenti mirati pur garantendo che non faranno ostruzionismo. Ma "le pluri-candidature non hanno senso se non quello di assicurare un ulteriore maggior controllo ai leader", spiega Giuseppe Lauricella in merito ad un nodo - quello della possibilità di candidarsi in più listini bloccati - sui quali non è esclusa la convergenza dei pentastellati. E un altro nodo che potrebbe avere appoggio da più di un partito è quello del voto disgiunto, previsto tra l'altro dal modello tedesco. Il testo Fiano, intanto, continua a non piacere ad una fetta del centrosinistra italiano.

Walter Veltroni, primo segretario del Pd, ricorda la vocazione maggioritaria del partito e sottolinea come il testo Fiano non corrisponda al sistema tedesco. "Con il proporzionale si torna agli anni Ottanta", attacca Veltroni giudicando "un errore gravissimo" la prospettiva di un'intesa Pd-FI.

"E' una legge elettorale peggio della Prima Repubblica, quando almeno si potevano scegliere i parlamentari. Questa volta nemmeno questo potrà essere concesso agli elettori italiani", è il durissimo commento dell'ex premier Enrico Letta mentre anche Pier Luigi Bersani parla di "tedesco truccato" e avverte: "su voto disgiunto e capilista si rischia l'incostituzionalità". Critiche che il Pd non lascia senza risposte. "Le larghe intese ci sono già state. Figlie del maggioritario", ricorda il presidente del Pd Matteo Orfini mentre Andrea Marcucci si rivolge agli ex Pd: "Bersani nel 2013 scelse di votare con porcellum. Mdp non ha titoli per parlare di nominati".

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