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Gli italiani amano gli animali ma non li curano: soltanto il 48% li vaccina

MILANO. Li amiamo, ma non li curiamo. Li lasciamo salire sul letto e sul divano, compriamo loro cappottini griffati e li cospargiamo di deodoranti al talco come fossero dei neonati, ma poi non li vacciniamo. E’ il paradosso del rapporto tra gli italiani e i loro animali domestici, messo in luce dalla ricerca realizzata da Gfk Eurisko per Msd Animal Health, presentata oggi a Milano.
Sono 7.700.000, il 34% della popolazione adulta, gli italiani che hanno un animale, diviso tra un 18% con cani e un 22% che preferisce i gatti. Solo il 48% dei proprietari vaccina i suoi pet e il 42% li porta dal veterinario solo se ammalati. Questo anche perché il 31% ritiene la salute dei quattro zampe importante solo per il loro benessere, mentre solo il 17% pensa che sia importante anche per il nucleo familiare. Non sarà un caso che solo il 48% degli intervistati si è detto consapevole del rischio di trasmissione di malattie dagli animali agli umani.
Questa scarsa cultura si riflette in termine di prevenzione: solo il 56% dei pet è coperto dalle vaccinazioni base, il 43% fa la profilassi per zecche e pulci, il 29% il protocollo contro la leishmaniosi e il 25% quello contro la rabbia. E pensare che più della metà dei cani sale sul letto e sul divano, spazi intimi dove ha accesso oltre l’80% dei felini. Per non aggiungere che solo il 44% dei proprietari dà un occhio e una pulita alle zampe del cane dopo la passeggiata e un risicato 26% controlla il pelo.
Ciò nonostante, per il 79% del campione il punto di riferimento fondamentale per la salute del proprio animale resta il veterinario, che nemmeno gli amici di parchetto e i forum sul web sono riusciti a soppiantare. Proprio il veterinario Emanuele Minetti, presidente dell’associazione nazionale veterinari Lombardia, lancia l'allarme sul comportamento incoerente dei proprietari di animali: «Sottovalutano la prevenzione perché sono confusi, ma non bisogna avere vergogna di andare dal veterinario, anche per non incorrere nell’errore di umanizzare l’animale, rendendolo un parafiglio, un parafidanzato, tutto quello che non è». I proprietari devono invece «attuare una giusta gestione dell’igiene e della prevenzione, anche per la propria casa e l'ambiente». Insomma, conclude il veterinario, «prima curo il mio animale, e poi posso dire di amarlo».

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