Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Legge voto di stampo tedesco, proporzionale e soglia al 5%. Sì bipartisan, no da minoranza Pd

ROMA. Una maggioranza trasversale e ben diversa da quella del governo: si prospetta in questi termini il fronte che, alla Camera e al Senato, darà il via libera ad una legge elettorale di stampo tedesco. La strada, in commissione e nelle Aule, è ancora lunga e non è escluso che quest'inedita alleanza si inceppi proprio nei dettagli: ma, stando al "patto" che sta emergendo in queste ore, il voto sulla legge elettorale sembra blindato non solo a Montecitorio ma anche al Senato.

In serata la proposta del Pd sul sistema tedesco è stata approvata dalla direzione Pd. Si sono astenuti 33 membri, tra i quali gli esponenti della mozione Orlando. "Noi siamo contrari alla proposta di legge, riteniamo vincolante la decisione della direzione ma chiediamo un approfondimento dei gruppi", ha detto Andrea Orlando annunciando la decisione di astenersi.

Analizzando i numeri di Palazzo Madama (dove la maggioranza ha margini sempre stretti) si vede come, a dare l'ok al sistema tedesco, potrebbe essere un gruppo che parte da 190 senatori: i sì del Pd potrebbero essere 67 (vanno al momento sottratti i 31 orlandiani che oggi si sono detti sfavorevoli al voto anticipato e al proporzionale) mentre FI (42 membri) e M5S (35 membri) dovrebbero votare in blocco l'impianto tedesco. A questi vanno aggiunti gli 8 senatori di Sinistra Italiana, i 12 della Lega e, molto probabilmente, i 16 di Ala e i 10 membri del gruppo Federazione della Libertà.

La quota 190, tra l'altro, si presenta come una previsione in difetto: alcuni "sì" potrebbero infatti arrivare dal gruppo Misto (che, ad esclusione di SI conta 23 senatori) e da Gal. Mentre l'ok dei 15 senatori Mdp, appare ancora condizionato. Di certo contrari, invece, sarebbero i 25 senatori di Ap e i membri tosiani e dell'Udc nel gruppo Misto. Mentre il gruppo per le Autonomie (19 membri), al momento, non si è espresso.

COSA PREVEDE IL TESTO. E' un sistema tedesco rivisto in salsa italiana, quello su cui i principali partiti si stanno accordando per la legge elettorale. Del modello in uso nella Repubblica federale, ha l'impianto proporzionale e la soglia al 5%, ed anche i collegi uninominali: ma mentre in Germania questi ultimi sono maggioritari (il candidato più votato è eletto), in quello italiano essi hanno una distribuzione proporzionale, in parte simile al "Provincellum".

Ecco il testo: l'Italia (compreso il Trentino Alto Adige) viene divisa in 308 collegi e in 27 circoscrizioni che coincidono con le Regioni, tranne le più popolose divise in più circoscrizioni (2 in Piemonte, Veneto, Lazio, Campania e Sicilia, 3 in Lombardia). I partiti presentano dei listini di 2-6 nomi in ciascuna circoscrizione e un candidato in ciascuno dei 308 collegi uninominali. L'elettore ha un solo voto con cui sceglie il candidato del suo collegio e la lista di partito collegata (in Germania ci sono due voti, per cui si può votare in modo disgiunto).

A questo punto si contano i voti in tutta Italia e si stabilisce, in base alla percentuale, quanti seggi spettano a ciascun partito a livello nazionale e poi a livello circoscrizionale. In ogni circoscrizione i partiti fanno una classifica dei propri candidati secondo il seguente criterio: primo il capolista del listino bloccato; seguito dai candidati che hanno vinto dei rispettivi collegi sulla base del maggior numero di suffragi ottenuti; seguono gli altri candidati del listino bloccato e infine i candidati che nei collegi non hanno vinto. Da questa classifica si estraggono in ordine gli eletti di ciascun partito. Un candidato si può presentare in un collegio uninominale e in tre listini bloccati, come nel Mattarellum.

Caricamento commenti

Commenta la notizia