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Liberato il motopesca di Mazara fermato dai libici

ROMA. Il motopesca "Ghibli Primo" fermato due giorni fa dai miliziani libici "può tornare in mare" ed "i membri dell'equipaggio dalle loro famiglie. Liberi", lo annuncia in un tweet il ministro degli esteri Angelino Alfano aggiungendo: "ancora un ottimo risultato".

Due giorni fa, intorno alle 9,30 del mattino, il moto pesca "Ghibli Primo", iscritto al compartimento marittimo di Mazara del Vallo, era stato fermato da miliziani libici a circa 25 miglia nord nord-est dalla zona di Bomba, nell'area di Tobruk.

Gli armatori Domenico Asaro e Luciano Giacalone, hanno da subito sostenuto che il loro mezzo stesse navigando in acque internazionali antistanti la Libia. A bordo dell'imbarcazione, di proprietà della società mazarese "Lumifa, si trovavano il comandante Faro Licavoli e altri sei membri dell'equipaggio (tre italiani e tre tunisini).

Ieri, Domenico Asaro, uno degli armatori del "Ghibli Primo", aveva detto che l'imbarcazione e l'equipaggio sarebbero stati liberati solo "dopo il pagamento di una multa". "Non ho personalmente parlato con l'equipaggio - ha aggiunto Asaro - ma le notizie mi sono giunte dai marittimi di un altro peschereccio che si trova in Grecia con i quali gli uomini sono riusciti a mettersi in contatto".

Il motopesca di Mazara del Vallo è ora in navigazione verso l'Italia. Lo fa sapere l'assessore regionale siciliano all'Agricoltura e Pesca mediterranea, Antonello Cracolici, che esprime "soddisfazione per l'esito di questa incresciosa vicenda. Ringrazio - ha aggiunto - tutte le autorità nazionali e militari, e anche il distretto della pesca diretto da Giovanni Tumbiolo per l'opera di coordinamento che ha messo in campo in queste ore insieme a tutti i soggetti istituzionali coinvolti. Quando la Sicilia, lo Stato, e tutte le istituzioni fanno sistema siamo pronti risolvere nell'arco di poche ore situazioni di crisi delicate e complesse nel Mediterraneo".

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