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Il rilancio dell'asse franco-tedesco, Macron da Merkel

Angela Merkel ed Emmanuel Macron

BERLINO. Tirato il sospiro di sollievo, Berlino adesso aspetta il nuovo presidente francese Emmanuel Macron: tocca a lui fare delle proposte, è la posizione ufficiale, su come migliorare, come lui dice, l'Europa. Jean-Claude Juncker, dalla capitale tedesca, fa esercizi di equilibrio: stamani ha bacchettato la spesa pubblica francese e il surplus commerciale tedesco, ricordando che l'Europa "perde peso e nel mondo diventa piccola".

I socialdemocratici, invece, evocano la Repubblica di Bonn: la saggezza dei padri dell'Europa contro l'ortodossia finanziaria di Wolfgang Schaeuble. E Sigmar Gabriel, con una fuga in avanti, lancia un fondo di investimenti franco-tedesco. Il capo dell'Eliseo ha già fatto sapere che, in linea con la tradizione, come sua prima missione, verrà in cancelleria (agli inizi di giugno).

Fece così anche il suo predecessore Francois Hollande, che stasera si è congedato dalla Merkel con una cena a Berlino. In Germania il nuovo presidente troverà la sponda sicura dell'Spd: più che ammaccati dalla sconfitta elettorale di ieri, nello Schleswig-Holstein, i socialdemocratici non hanno rinunciato al pressing sugli alleati di governo, a partire da subito.

Ma anche Merkel ha usato toni rassicuranti: "Macron rappresenta la speranza di milioni di francesi, ma anche di tanti tedeschi e di tanti europei", ha sottolineato. E lei è "certa che collaboreranno bene". A chi lo chiede, viene però ribadito il fermo 'no' agli eurobond. Gabriel, impegnato nella presentazione del suo libro sul futuro dell'Europa, ha avuto come alleato d'eccezione il presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker, arrivato a Berlino per presentarlo. Insieme hanno criticato il surplus commerciale tedesco: "Non si tratta di distruggere l'economia tedesca. Ma per favorire il mercato interno, bisogna abbatterlo", ha detto il politico lussemburghese.

Gabriel gli ha fatto eco: "Non è voluto da Dio, qualcosa contro si può anche fare". Entrambi hanno detto esplicitamente che anche Parigi dovrà muoversi. Le riforme servono, "i francesi spendono troppo e nei posti sbagliati", li ha bacchettati Juncker. Ma il ministro degli Esteri è stato categorico sul cambio di rotta necessario per salvare l'Europa: "Undici milioni di francesi hanno votato Le Pen. E lei è abbastanza giovane da poter vincere fra 5 anni. Bisogna adesso aiutare Macron a realizzare il suo successo. Noi tedeschi dobbiamo cambiare atteggiamento".

Bisogna smettere di dare la sensazione che, se si è in difficoltà, bisogna rivolgersi al ministro delle Finanze tedesco in Europa, ha incalzato, serve più rispetto per gli altri paesi e i loro sforzi. "L'Europa non deve essere condotta dalla Germania, e neppure da Germania e Francia. Ci sono altri Paesi medi e piccoli. Helmut Kohl e Helmut Schmidt sapevano che bisogna guardarsi all'altezza degli occhi. Serve più Repubblica di Bonn e meno Repubblica di Berlino oggi".

Toni che rompono chiaramente l'armonia con la cancelliera, anche se il suo portavoce ha assicurato: "La politica estera della Repubblica federale è la politica estera dell'intera Repubblica federale". Merkel del resto ha un certo margine di manovra: rafforzata in casa dalle ultime due tornate elettorali, è a sua volta sollevata dal progressivo arretramento del populismo in Europa, sconfitto dopo la Brexit in Austria, Olanda, Bulgaria e ieri in Francia. Ora dovrà dimostrare, scrive Sz, se davvero tenga all'Europa. E ha la forza per farlo.

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