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Regione, la Consulta boccia la riforma dell'acqua pubblica

PALERMO. Bocciata dalla Corte Costituzionale la cosiddetta riforma dell’acqua pubblica. È la norma che l’Ars votò nell’estate del 2015 fra mille polemiche.

La bocciatura, ovviamente, implica che vengono meno tutti gli effetti della norma a cominciare dai paletti che venivano imposti ai privati per gestire il servizio. Va detto tuttavia che una parte di queste misure era già stato cassato dalla stessa Regione dopo che il Consiglio dei ministri aveva proposto il ricorso alla Consulta. Erano così venuti meno gli articoli che rivoluzionavano la determinazione delle tariffe. Ora cadono anche tutte le parti che disciplinavano l’intervento dei privati: il sistema dovrebbe così tornare alle regole in vigore fino all’estate del 2015. A meno che l’Ars non torni a legiferare.

Il condizionale su tutti questi aspetti è d’obbligo perchè alla Regione stanno ancora studiando gli effetti della sentenza della Consulta.

L’assessore alle Acque, Vania Contrafatto, aveva criticato la norma fin dalla sua fase di approvazione: ritenendo che violasse alcune regole nazionali e comunitari. E per questo durante il voto fu attaccata dal Pd, che invece con Giovanni Panepinto e altri esponenti aveva spinto molto per la riforma. Lo stesso Crocetta era uno dei big sponsor della riforma dell’acqua pubblica, che avrebbe dovuto essere la naturale conseguenza del referendum celebrato alcuni anni fa.

Gaetano Armao, amministrativista ed ex assessore regionale al Bilancio, spara a zero contro la Regione e il Parlamento: «Altra figuraccia dell'Ars, la Corte costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità della legge regionale 19 del 2015, di cui avevamo denunciato per tempo l'irragionevolezza. Dopo la vicenda dei sindaci defenestrati per mancata approvazione del bilancio, i manager ASP è un susseguirsi di norme incostituzionali.

L'eliminazione del controllo preventivo da parte del Commissario dello Stato sancito dalla Corte costituzionale avrebbe dovuto determinare un supplemento di responsabilità da parte del Parlamento regionale. Siamo invece in preda ad un delirio dove politici senza scrupoli o pivelli senza conoscenze legiferano su tutto danneggiando i siciliani. Occorre istituire subito un organismo indipendente che impedisca questo scempio dell'autonomia, indicando sin da subito le norme che non possono essere votate per palese incostituzionalità».

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