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Il Papa in udienza generale: "La Bibbia piena di storie di migranti e pellegrini"

CITTA' DEL VATICANO.  "Il nostro - ha detto il Papa in udienza generale davanti a oltre 18.000 persone in piazza San Pietro - non è un Dio assente, sequestrato da un cielo lontanissimo; è invece un Dio 'appassionato' dell'uomo, così teneramente amante da essere incapace di separarsi da lui. Noi umani siamo abili nel recidere legami e ponti. Lui invece no.

Se il nostro cuore si raffredda, il suo rimane incandescente. Il nostro Dio ci accompagna sempre, anche se per sventura noi ci dimenticassimo di Lui. Sul crinale che divide l'incredulità dalla fede, decisiva è la scoperta di essere amati e accompagnati dal nostro Padre, di non essere mai lasciati soli da Lui".

La nostra esistenza - ha detto il Papa in udienza generale - è un pellegrinaggio, un cammino. Anche quanti sono mossi da una speranza semplicemente umana, percepiscono la seduzione dell'orizzonte, che li spinge a esplorare mondi che ancora non conoscono. La nostra anima è un'anima migrante.

La Bibbia è piena di storie di pellegrini e viaggiatori. La vocazione di Abramo comincia con questo comando: 'Vattene dalla tua terra'. E il patriarca lascia quel pezzo di mondo che conosceva bene e che era una delle culle della civiltà del suo tempo. Tutto cospirava contro la sensatezza di quel viaggio. Eppure Abramo parte".

"Non si diventa uomini e donne maturi - ha aggiunto - se non si percepisce l'attrattiva dell'orizzonte: quel limite tra il cielo e la terra che chiede di essere raggiunto da un popolo di camminatori. Nel suo cammino nel mondo, l'uomo non è mai solo. Soprattutto il cristiano non si sente mai abbandonato".

"Non a caso - ha detto il Papa in udienza generale - tra i simboli cristiani della speranza c'è l'àncora", "esprime che la nostra speranza non è vaga; non va confusa con il sentimento mutevole di chi vuole migliorare le cose di questo mondo in maniera velleitaria, facendo leva solo sulla propria forza di volontà.

La speranza cristiana, infatti, trova la sua radice non nell'attrattiva del futuro, ma nella sicurezza di ciò che Dio ci ha promesso e ha realizzato in Gesù Cristo. Se Lui ci ha garantito di non abbandonarci mai", "perché allora temere? Con questa promessa, i cristiani possono camminare ovunque. Anche attraversando porzioni di mondo ferito, dove le cose non vanno bene, noi siamo tra coloro che anche là continuano a sperare".

"L'ancora - ha detto successivamente - è quello strumento che i navigatori buttano sulla spiaggia e poi si aggrappano alla corda per avvicinare il barcone, la barca alla riva, la fede nostra è l'ancora in cielo, noi abbiamo nostra vita ancorata in cielo, cosa dobbiamo fare? Aggrapparci, la corda è sempre lì, andiamo avanti perché siamo sicuri che la nostra vita è come un'ancora in cielo in quella riva dove arrivare".

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