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Latte, etichetta con le materie prime: la Sicilia ne importa il 40%

PALERMO. Adesso tutte le confezioni di prodotti lattiero-caseari devono indicare nell’etichetta l’origine delle materie prime in maniera «chiara, visibile e facilmente leggibile». Un obbligo che arriva a tre mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto firmato dai ministri delle politiche Agricole, Maurizio Martina, e dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, in attuazione del regolamento Ue n. 1169/2011.

L’obbligo vale per latte, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini a base di latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale. Ed è in vigore anche in Sicilia dove circa il 40-50% dei propri fabbisogni come prodotti lattiero caseari è importato dall'Italia o dall'estero, secondo la stima fornita da Giuseppe Licitra, docente di Prodotti di origine animale all'Università di Catania.

Le confezioni di latte e prodotti lattiero-caseari devono indicare il nome del Paese in cui è stato munto il latte e quello in cui è stato condizionato o trasformato. Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente sia stato munto, confezionato e trasformato nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con una sola dicitura: «Origine del latte: Italia». Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono nel territorio di più Paesi ma diversi dall'Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le diciture: «Latte di Paesi Ue» se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei; «Latte condizionato o trasformato in Paesi Ue», se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei. Se le operazioni avvengono fuori dall'Ue, invece la dicitura è «Paesi non Ue». Secondo i dati forniti da Ismea il provvedimento consentirà al consumatore di conoscere l’origine delle materie prime di potenziali ulteriori 510 mila  tonnellate di formaggi non Dop prodotti e commercializzati in Italia, che si aggiungeranno alle 513 mila tonnellate di formaggi già certificati (per Dop e Igp, infatti, le indicazioni erano già obbligatorie).

Ci sarà più chiarezza anche in Sicilia dove si importano «circa il 40-50% dei fabbisogni come prodotti lattiero caseari», secondo la stima fornita da Giuseppe Licitra. Ad essere importati, secondo il docente, sono «latte fluido, ma anche latte in polvere, cagliata e prodotti caseari» che poi vengono utilizzati per produrre formaggi in Sicilia. I Paesi di provenienza sono principalmente Francia, Spagna e Germania. «Si importano prodotti lattiero caseari anche dall’Italia – afferma Licitra - ma in genere sono di qualità». Secondo il docente «la chiarezza può aiutare il consumatore ma anche i piccoli produttori che adesso potranno rivendicare una maggiore attenzione per i propri prodotti realizzati esclusivamente con materie prime locali».

Il ministro Maurizio Martina ha parlato di «svolta storica» ed esultano anche le associazioni dei produttori siciliane. «L’etichetta d’origine del latte  prima di tutto tutela i consumatori – afferma Francesco Ferreri, presidente di Coldiretti Sicilia - e riconosce il lavoro dei produttori. Le mamme siciliane finalmente sapranno se  il latte dato ai propri figli arriva dall'altra parte dell'Europa o se è italiano. È una battaglia che Coldiretti vince nella guerra contro l'anonimato delle produzioni che varcano i confini. L'origine è determinante, inoltre, perché contribuisce a mantenere in vita un comparto determinante per l'intera economia regionale».

Per Rosa Castagna, presidente di Cia Sicilia, «bisogna andare avanti su questa strada e fare in modo che questo sistema sia esportato su tutti i comparti, partendo dalla pasta e dai prodotti da forno; è indispensabile conoscere, dopo l’origine della carne e del latte, anche l’origine del grano e i paesi in cui avvengono le trasformazioni, il consumatore ha diritto di poter scegliere cosa realmente mangiare ed i produttori italiani hanno diritto di aver riconosciuto il valore del proprio prodotto: è ormai noto infatti che i regolamenti di produzioni sono molto differenti da paese a paese, anche all’interno dell’Ue».

In Sicilia, secondo gli ultimi dati Istat disponibili, elaborati da Coldiretti Sicilia, il totale di latte raccolto supera i 2 milioni di quintali. In particolare, si tratta di 1 milione 740 mila quintali di latte di vacca,  circa 257 mila quintali latte di pecora, oltre 6 mila quintali di latte di bufala e circa 4.400 quintali di latte di capra. Il prezzo del latte ovino alla produzione è di 75 centesimi iva compresa, quello del latte bovino è di 40-43 centesimi iva compresa. Si consideri che il 40% del latte bovino viene trasformato in prodotti caseari, mentre viene trasformato tutto quello ovi-caprino. Inoltre, secondo i dati dall’ultimo censimento sull’agricoltura (del 2012) il numero aziende per il settore lattiero caseario sono circa 11.500 con 336 mila bovini, 736 mila ovini e 117 mila caprini. «Il valore delle produzioni zootecniche in Sicilia – stima Licitra - si attesta intorno a 494 milioni di euro che rappresenta l’11,2% del comparto agricolo. Senza considerare i servizi connessi per i quali non è semplice indicare un valore economico. Il valore delle produzioni lattiero casearie, considerato il valore aggiunto per i prodotti caseari, è di circa 110 milioni di euro pari a circa il 22% del valore delle produzioni agricole. L’import dei prodotti lattiero caseari è pari a circa 83 milioni di euro che rappresenta il 9,6% dell’import dell’intero settore agroalimentare. L’export dei prodotti lattiero caseari è pari a circa 13 milioni di euro pari all’1,2 % dell’export dell’intero settore agroalimentare».

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