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Aumentano i divorzi in Italia, ma al Sud c'è il tasso di nozze più alto

ROMA. Nel 2015 l'incidenza dei divorzi è aumentata in maniera sensibile, con 13,6 casi ogni 10 mila abitanti (era 8,6 un anno prima): a dirlo è l'Istat con il rapporto 'Noi Italia', secondo il quale a concorrere al fenomeno avrebbe contribuito anche la legge sul cosiddetto divorzio breve, con una preponderanza di casi nel Centro-Nord rispetto al Sud (15,7 contro 9,5 ogni 10mila abitanti).

Per le separazioni invece sarebbe in corso negli ultimi 10 anni una fase di convergenza tra le varie aree del Paese (15,4 ogni 10mila abitanti nel Centro-Nord e 14,5 nel Mezzogiorno).

Notizie non lievi anche per quanto riguarda i matrimoni: con 3,2 ogni mille abitanti l'Italia è uno dei Paesi in Europa in cui si si sposa meno, facendo meglio solo di Portogallo e Lussemburgo. A livello regionale è il Mezzogiorno il territorio con un tasso di matrimoni più alto, diversamente dal Nord-Ovest, fanalino di coda.

Il nostro è un Paese sempre più anziano: lo rileva l'Istat con lo studio 'Noi Italia' secondo il quale a livello Ue il Belpaese si conferma al secondo posto per indice di vecchiaia, dopo la Germania, con 61,4 anziani ogni 100 giovani e 55,5 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa. L'istantanea dell'Istat ci dice anche che nel 2015 il nostro Paese ha occupato la quarta posizione per importanza demografica, alle spalle di Germania, Francia e Regno Unito.

In più, il nostro Mezzogiorno continua ad essere l'area più popolata nonostante sia anche quella meno cresciuta negli ultimi 10 anni. La nostra popolazione, inoltre, è concentrata in tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Altro tema caldo è quello della natalità: secondo il nostro istituto di statistica in Italia continua a diminuire il numero medio di figli per donna, ambito che è stato pari a 1,34 nel 2016 (era stato 1,35 nel 2015), mentre occorrerebbero 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale.

Di pari passo aumenta l'età media delle madri, pari a 31,7 lo scorso anno, facendo segnare un incremento di quasi un anno dal 2004. Sempre su questo tema l'Istat ci informa che le regioni del nostro Mezzogiorno hanno in media le madri più giovani. Da ultimo, ancora a livello Ue, il nostro Paese occupa la 23/ma posizione per grado di fecondità, con Francia e Irlanda forti di valori di poco inferiori alla soglia di ricambio generazionale (rispettivamente 2,0 e 1,9 nel 2014).

A inizio 2016 ammontavano a poco più di 5 milioni il numero di cittadini stranieri residenti in Italia, vale a dire lo 0,2% in più rispetto al 2015: lo si legge nel rapporto 'Noi Italia' dell'Istat secondo il quale nel confronto con l'Ue il nostro Paese presenta un'incidenza più alta della media, andando a occupare l'11/mo posto, subito dopo Regno Unito (8,4%) e Germania (9,3%) e prima della Francia (6,6%).

Da rilevare comunque che nello stesso periodo erano presenti sul territorio italiano quasi 4 milioni di cittadini non comunitari (cioè stranieri non comunitari in possesso di un documento valido di soggiorno e gli iscritti sul permesso di un familiare).

Altro dato di rilievo segnalato dall'Istat riguarda il flusso di ingresso di cittadini comunitari, che dal 2011 starebbe facendo segnare una flessione, soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud. Non a caso, viene sottolineato, nel 2015 i nuovi permessi rilasciati sono stati il 3,8% in meno rispetto all'anno precedente. Nel mercato del lavoro si assottiglia il divario tra italiani e stranieri: nel 2015 il tasso di occupazione (20-64 anni) si è attestato al 62,4% contro il 60.3 degli italiani.

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