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Attacco al Borussia, nessuna prova del coinvolgimento dei sospettati

DORTMUND. Anche la seconda persona finita nel mirino degli investigatori per l'attacco contro l'autobus del Borussia Dortmund non è più sospettata di essere coinvolta nelle esplosioni. "Il sospetto non è stato comprovato", ha spiegato una portavoce della procura federale tedesca.

Non ci sono indizi di un suo coinvolgimento nel fatto, ha aggiunto. L'appartamento dell'uomo, un 28enne tedesco di Froendenberg, vicino Dortmund, era stato perquisito ieri, al pari di quello di un 26enne iracheno che era stato arrestato. Anche nei confronti di quest'ultimo non sono state trovate prove.

È un complesso rompicapo fatto di strane incongruenze, dubbie rivendicazioni e motivi tutti ancora da chiarire quello di fronte al quale si trovano gli investigatori tedeschi che stanno indagando sulle tre esplosioni che martedì sera a Dortmund hanno colpito l'autobus sul quale viaggiava la squadra del Borussia, ferendo due persone.

Pochi, finora, gli elementi certi. Il primo: la procura federale tedesca, che ha assunto la guida delle indagini, è convinta che si sia trattato di terrorismo. Il secondo: chi ha piazzato gli esplosivi lungo la strada che parte dall'hotel in cui alloggiava la squadra ha messo in conto la possibilità di uccidere. Gli ordigni, capaci di sprigionare la loro forza esplosiva su una distanza di oltre cento metri, erano dotati di punte metalliche, una delle quali è stata ritrovata conficcata nel poggiatesta di uno dei sedili del bus.

Stando a quanto ricostruito dalla Bild e dalla Sueddeutsche Zeitung, dietro l'attacco ci sarebbero dei professionisti. I tre ordigni sarebbero stati costruiti da persone esperte usando esplosivo militare convenzionale e sarebbero stati azionati a distanza in modo simultaneo al passaggio del mezzo. Inoltre sono stati piazzati al di fuori del raggio d'azione delle telecamere dell'hotel.

Nelle vicinanze sono state ritrovate tre lettere di rivendicazione con lo stesso contenuto. Il testo fa riferimento all'attentato di Anis Amri a Berlino, menziona Angela Merkel e minaccia nuove azioni se non verranno ritirati i Tornado tedeschi che sorvolano la Siria e non verrà chiusa la base statunitense di Ramstein, in Germania.

Una pista islamica "appare possibile", ha spiegato la portavoce della procura federale, Frauke Koehler. Le lettere, tuttavia, hanno sollevato diversi interrogativi tra gli esperti: l'Isis non è solito lasciare rivendicazioni sui luoghi degli attentati, né aveva chiesto finora la chiusura di Ramstein e nel testo non compaiono simboli che rimandino allo Stato islamico.

Il testo contiene inoltre singolari errori di ortografia: parole tedesche semplici sono scritte in modo sbagliato, mentre espressioni complesse sono state rese in modo corretto. Gli inquirenti non escludono del tutto altre piste, che vanno dall'ipotesi di frange violente di tifosi, fino agli estremisti di destra oppure a un tentativo di ricatto.

Appare invece poco plausibile la matrice della sinistra radicale: la procura federale ha espresso "forti dubbi sull'autenticità" di una seconda rivendicazione, diffusa online, che attribuiva l'attacco ad ambienti antifascisti. Probabilmente si tratta di un fake orchestrato da esponenti dell'estrema destra. La cancelliera Angela Merkel ha condannato l'episodio, parlando di "atto ripugnante", e telefonato ai dirigenti del club per esprimere il sostegno del governo tedesco. Nell'attacco sono rimaste ferite due persone: il difensore Marc Bartra, già operato per la frattura del radio distale destro, e un poliziotto che precedeva in moto il bus e ha subito un trauma da scoppio e uno shock.

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