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Il business dei rifiuti, un sistema clientelare: ma chi controlla?

Adesso qualcuno provi a convincerci che quello dei rifiuti non è un vero e proprio business che foraggia molteplici attenzioni - imprenditoriali, politiche e dunque insieme clientelari - e che regge proprio perché solletica interessi e muove un vorticoso giro di denaro. Che, inutile dirlo, non ha alcuna finalizzazione in termini di efficienza gestionale. Parametro, quest’ultimo, assolutamente secondario, se non addirittura incompatibile con la tenuta di questo perverso e torbido sistema complessivo.

La relazione degli ispettori messi in campo dall’assessorato regionale tratteggia uno scenario che, se confermato, costituirà materiale di assoluto rilievo per la magistratura inquirente, cui non a caso è già stato consegnato. Ma, al di là di eventuali rilievi di natura penale, ancora da dimostrare, rimane l’amara consapevolezza di un sistema volutamente macchinoso, elefantiaco e totalmente anti-economico. E sui motivi che lo hanno prodotto gli ispettori regionali non girano certo intorno: concorrenza azzerata, intermediazioni, indolenze, inefficienze calcolate. E, inevitabilmente, prezzi fuori mercato e costi siderali. Giacinto Pipitone spiega con dovizia di particolari questo meccanismo destinato a costare tanto e a convenire a pochi.

Risultato finale: 95 milioni di euro spesi in 4 anni per ritrovarci con undici soli impianti di smaltimento del percolato (veleno liquido prodotto dalle discariche e capace di provocare danni enormi alla salute e all’ecosistema se non adeguatamente trattato) al posto dei 30 necessari. Con una transumanza continua oltre lo Stretto a costi stratosferici. E, dulcis in fundo, con 500 discariche sature, chiuse e mai bonificate. Di fatto abbandonate al loro destino, bombe ecologiche ancora attive nell’assoluta indifferenza (dolosa) generale. Intendiamoci. La relazione degli ispettori non solleva dalle responsabilità nessuna delle parti in campo, compreso chi questo dossier lo ha a suo tempo commissionato.

La Regione ha gravemente peccato in materia di controlli e di indirizzo, ha vissuto secondo la classica logica emergenziale che ha prodotto in questi anni solo ordinanze urgenti, spostando in maniera approssimativa le pedine sulla scacchiera delle discariche siciliane, minacciando sanzioni mai arrivate e intanto abbozzando davanti alle analoghe mazzate punitive inflitte dall’Europa. Resta a latere il confusionario e controverso dibattito sui termovalorizzatori, che ha contrapposto integralismi e interessi neanche tanto occulti e che ha finora prodotto il nulla cosmico.

Perchè la Sicilia resta immersa nei rifiuti che non riesce a smaltire. Perchè quei rifiuti continuano a vivere e a infettare il territorio. Perchè per provare a evitare danni maggiori si droga il mercato. E perchè tutto ciò muove interessi a parecchi zeri. I magistrati indagheranno sulle colpe. Di certo il sistema rifiuti è fallito. E versa ancora le sue infette lacrime sulla Sicilia sempre più isola del tesoro... per pochi.

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