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Il killer di Stoccolma confessa: "Ho agito per vendicare le bombe contro l'Isis"

ROMA.  Rakhmat Akilov, il presunto autore dell'attacco di Stoccolma di venerdì scorso, ha detto alle autorità svedesi di avere "realizzato ciò che si era proposto di fare" e di avere agito per "vendicare i bombardamenti sull'Isis": lo scrive oggi il quotidiano britannico Mirror citando fonti della polizia al tabloid svedese Expressen.

L'uomo ha inoltre detto di avere pianificato l'attacco, eseguendo anche una ricognizione della strada pedonale scelta per la strage.

Un grido "d'amore" ha avvolto oggi Stoccolma, dove in migliaia hanno partecipato alla marcia contro il terrorismo organizzata a due passi dal luogo della strage di venerdì, mentre la polizia ha rivelato che il sospettato numero uno per l'attentato era ricercato per essere espulso dal Paese, dopo il no alla sua richiesta d'asilo.

"Quando cala il buio, è più importante che mai rispondere con la luce e il calore alle forze del male", ha scritto Damon Rasti, l'organizzatore della 'Lovefest', come è stata ribattezzata la manifestazione di oggi, lanciando l'evento su Facebook. Un appello raccolto da oltre 30.000 persone: la piazza vicino al luogo dell'attacco terroristico è stata invasa da un mare di candele, fiori e peluche.

Poi il minuto di silenzio, "di incredibile potenza", racconta chi vi ha partecipato. "Stoccolma è un simbolo di libertà, come una colomba bianca. Stoccolma è un bel dipinto che qualcuno ha cercato di distruggere. Ma non possono farlo", ha detto uno dei manifestanti. In tanti hanno voluto portare dei cartelli con i segni del cuore e dell'amore, molti di più si sono voluti far ritrarre sorridenti: "Non vinceranno loro".

Intanto le indagini continuano. Il sospetto killer - che ora ha un nome, Rakhmat Akilov - l'uzbeko di 39 anni arrestato venerdì sera a nord di Stoccolma, "aveva presentato domanda di asilo nel 2014", ha riferito la polizia.

La scorsa estate gli era stato rifiutato e l'autorità per i migranti ne aveva ordinato l'espulsione. Il 13 febbraio scorso di quest'anno la polizia lo cerca a casa ma non trova l'uomo, che diventa ufficialmente un ricercato. Il suo è uno dei 10.000 casi di espulsione dello scorso anno: in tanti, affermano i dati svedesi, si danno alla macchia e cercano di sopravvivere.

Le autorità hanno confermato poi quanto rivelato dalla stampa locale: aveva manifestato simpatie "per l'Isis e altri gruppi jihadisti", pubblicando sul web materiale di propaganda.

Secondo il Daily Mail, su altri social avrebbe inneggiato "al lusso", salvo poi celebrare Bilal Phillips - un imam radicale che ha elogiato i kamikaze - bollato poi come "apostata" dall'Isis. Gli inquirenti concentrano la propria attenzione anche sul secondo arrestato, l'unico tra la decina di fermati che è formalmente sospettato di "crimini terroristici". Entrambi sono in cella nel carcere di massima sicurezza di Kronobergshaktet.

L'intelligence scandinava ora teme un effetto emulazione in tutta la regione, dove elementi del jihadismo provenienti dal Caucaso russo e dalle ex repubbliche sovietiche asiatiche potrebbero contare su una fitta rete di sostegno.

La Norvegia ha elevato l'allerta dopo il ritrovamento di una bomba ieri sera davanti a una stazione della metro. L'ordigno è stato disinnescato. Un 17enne di origini russe, che ha chiesto asilo nel Paese nel 2010, è finito in manette. Era conosciuto ai servizi di sicurezza, che ora cercano di capire se volesse compiere veramente un attentato.

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