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Prove di dialogo Usa-Russia dopo i raid in Siria, Tillerson: la priorità è lotta a Isis

Rex Tillerson

NEW YORK. Rex Tillerson tesse la sua tela diplomatica in vista del cruciale appuntamento del 12 aprile a Mosca, per il primo faccia a faccia fra Stati Uniti e Russia dopo il raid americano contro Bashar al-Assad. E sente telefonicamente il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, per fare il punto.

«La nostrà priorità a sconfiggere l’Isis. Una volta che la sua minaccia è stata ridotta o eliminata, possiamo rivolgere la nostra attenzione a stabilizzare la situazione in Siria' rassicura Tillerson in un’intervista alla Cbs, cercando di smorzare le paure di chi teme un maggiore coinvolgimento in Siria negli Stati Uniti. Ma anche inviando un messaggio indiretto a Mosca che, a suo avviso, non ha motivi di ritorsione per il raid visto che «non era il target».

«Ci auguriamo che scelga di giocare un ruolo costruttivo» dice Tillerson, spiegando che gli Stati Uniti vorrebbero spingere la parti a sedersi al tavolo per avviare un processo politico.

Il Dipartimento di Stato non fornisce dettagli sulla telefonata fra Tillerson e Lavrov, limitandosi a confermarla e a a confermare che è stato il segretario di stato a chiamare. Il ministero degli Affari Esteri russo, sulla sua pagina Facebook, spiega come nel corso del colloquio Lavrov ha ribadito la posizione della Russia, che non ritiene veritiera l’accusa mossa ad Assad di aver usato armi chimiche. Da qui la richiesta di un’''approfondita e imparziale indagine» sull'incidente. ''Lavrov ha messo in evidenza che un attacco a un paese il cui governo sta combattendo il terrorismo» minaccia la lotta stessa la terrore e la «sicurezza regionale e globale».

Il compito di Tillerson a Mosca non è facile. Il segretario di Stato è quello che ha usato le parole più dure contro la Russia, definendolo o «complice o incompetente» nel far rispettare gli accordi del 2013. Accuse pesanti per motivare il raid americano contro Assad. Proprio sul futuro del presidente siriano si giocano i colloqui di Mosca, con la Russia che ha ammesso che il suo appoggio ad Assad non è incondizionato. Gli Stati Uniti, da parte loro, dopo aver premuti per anni per un’uscita del presidente siriano hanno di recente aperto alla possibilità che resti pur di facilitare la fine della guerra civile nel paese.

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