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Palermitana tra i superstiti di Stoccolma: il boato, la paura, la corsa

ROMA. Una questione di minuti. Solo quella frazione di tempo e il destino ha salvato la vita di Lucia Filippone, palermitana sopravvissuta all'attentato di ieri pomeriggio a Stoccolma. Era appena entrata in quel centro commerciale diventato luogo della strage e pochi attimi prima era passata proprio nel punto in cui il camion ha finito la sua folle corse.

E' lei stessa a raccontare in un'intervista al Corriere della Sera gli attimi di terrore vissuti ieri pomeriggio. La donna, campionessa di basket e manager del fitness nel capoluogo siciliano, si trovava nella capitale svedese per un convegno di filatelia insieme al compagno Giulio Perricone.

Prima un boato forte alle sue spalle, poi il rumore di vetri per terra e infine una nuvola di polvere. Giusto il tempo di uscire per strada e Lucia assiste per prima alle immagini di terrore, tra gente per terra, persone in fuga e poi sirene di polizia, autoambulanze e vigili del fuoco. Con il telefono all'orecchio per avvertire il figlio a Palermo e il compagno Giulio, inizia la fuga verso l'albergo dove per fortuna arriva sana e salva, ma con il terrore negli occhi.

"Ha falciato otto persone e ho visto quattro corpi un po' più lontano": è un'altra delle drammatiche testimonianze raccolte dai media svedesi. Chi parla è un uomo che ha visto il grosso camion puntare a grande velocità contro il centro commerciale "Ahlens" sulla strada pedonale Drottninggaten (Via della Regina) della capitale svedese: "Una donna con un bimbo era come se fosse completamente paralizzata ed è rimasta immobile. L'ho afferrata insieme a un'altra donna e ci siamo buttati in una vicina tromba delle scale", ha raccontato il testimone ai microfoni dell'emittente svedese Svt.

Sempre alla Svt, Nasrin, una donna siriana arrivata in Svezia 10 anni fa, ha detto piangendo: "Ero terrorizzata, sto tremando ancora. Ho visto una donna che ha perso le gambe. Ci sarei potuta essere io al suo posto".

E poi: "Il camion è arrivato a tutta velocità, ha travolto tutto ciò che si trovava sul suo percorso. All'inizio abbiamo pensato che si trattasse di un'esplosione a causa dei forti rumori. Quando siamo usciti abbiamo visto che tutto era stato distrutto... Cerco di tenere viva la speranza, ma non so più come mi sento. Sembra che non ci sia più speranza per l'umanità".

Un altro testimone, che ha voluto mantenere l'anonimato, ha raccontato che si trovava in un "negozio" quando il camion ha "sfondato una vetrina a pochi metri di distanza. Ho sentito il vetro che si rompeva e le urla" della gente. Il guidatore del camion "ha premuto sull'acceleratore ed è passato tra la folla", la testimonianza di Veronica Durango, intervistata telefonicamente dall'emittente televisiva americana Cnn. "E' arrivata da via Olof Palme ed ha girato sulla Drottninggaten. Era come se guidasse attraverso la carta. Come se non ci fosse niente (davanti a lui). Non riesco a credere che una persona possa fare una cosa del genere. Ed ha semplicemente continuato. Io ero scioccata".

Jan Granroth si trovava in "un negozio di scarpe" al momento dell'attentato, ha detto al quotidiano Aftonbladet: "Abbiamo sentito qualcosa... poi la gente ha cominciato a gridare. Ho guardato fuori dal negozio e ho visto un grande camion".

Anna, sempre all'Aftonbladet, ha detto di avere "visto centinaia di persone che correvano, correvano per mettersi in salvo. Mi sono girata e anch'io ho cominciato a correre". Un uomo che ha voluto mantenere l'anonimato ha raccontato allo stesso quotidiano: ero "sulla strada principale quando un grosso camion è uscito dal nulla. Non potevo vedere se c'era qualcuno alla guida, ma ha perso il controllo. Ho visto che ha investito delle persone. Ho cominciato a correre il più velocemente possibile per allontanarmi".

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