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A Roma la mostra-retrospettiva di Vivian Maier, la "tata" con l'obiettivo - Foto

PALERMO. Vivian, chi? Maier, Vivian Dorothea Maier, la baby-sitter con la passione (nascosta) di fotografare la gente comune. La donna che, a sua insaputa, ha anticipato molti «colleghi» realizzando immagini di un genere che oggi chiamiamo «street photography».

Fino al 18 giugno, al Museo di Roma in Trastevere c’è la mostra-retrospettiva Vivian Maier - Una fotografa ritrovata: centoventi scatti in bianco e nero, realizzati tra gli anni ’50 e ’60 oltre ad una selezione di immagini a colori e alcuni filmati in super8 che mostrano come questa tata, taciturna e misteriosa (che non lasciava mai la sua Rolleiflex), avvicinasse i suoi soggetti. L’evento, promosso da Roma Capitale e realizzato da Fondazione Forma per la fotografia, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, è curato da Anne Morin e Alessandra Mauro.

Ma se, nel 2007, l’allora ventinovenne agente immobiliare (appassionato di collezionismo) John Maloof non avesse trovato e acquistato ad un’asta (per 400 dollari) parte dell’immenso archivio che era stato confiscato per un mancato pagamento, riconsegnandolo alla storia, non avremmo mai saputo chi era Vivian Maier, fotografa compulsiva che scattava ma non sviluppava.

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