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Roma, il tribunale: sì all'adozione per una coppia di mamme

ROMA. Una nuova sentenza del Tribunale civile di Roma ha riconosciuto la stepchild adoption per una coppia di mamme romane che hanno avuto una figlia grazie alla fecondazione eterologa. La vicenda riguarda una coppia di donne, una giornalista e una scrittrice, che hanno avuto una figlia grazie alla fecondazione eterologa.

"Vivevo nel terrore, senza esagerazioni, che mi potesse accadere qualcosa o che potesse accadere qualcosa a nostra figlia - dice la giornalista Rory Cappelli, mamma non biologica ma riconosciuta oggi grazie alla sentenza del Tribunale di Roma -. Vivevo nel terrore di non essere in grado di fare nulla: adesso con questa sentenza per quanto non si tratti di un'adozione piena, per quanto si sia dovuto ricorrere ad avvocati e tribunali per veder riconosciuto un diritto fondamentale, adesso, dopo quasi quattro anni, posso finalmente respirare".

"La bambina che ho cullato, consolato, che ho visto crescere, che ha imparato a parlare anche insieme a me, che ho curato quand'era malata, che mi ha fatto commuovere perché con le sue manine mi faceva una carezza, la bambina che mi ha sempre chiamato mamma, adesso la mamma, l'altra mamma, ce l'ha per davvero, anche per lo Stato. Potrò stracciare la delega che mi permette di andare a prenderla a scuola. Potrò rifare i documenti, metterci anche il mio nome e partire con lei. Potrò esserle accanto senza che nessuno si possa domandare chi sono".

"Un nuovo passo in avanti, ma non dimentichiamo che la mancanza di una legge chiara che disciplini la genitorialità omosessuale nel nostro Paese impedisce a molti bambini nella stessa situazione di avere riconosciuti i loro diritti. Si sta creando nel Paese una situazione a 'macchia di leopardo' che non è degna di un Paese civile". Così Marilena Grassadonia, presidente dell'associazione Famiglie Arcobaleno, commenta la sentenza.

"Segnaliamo in particolare che in alcuni Tribunali la situazione è bloccata da lunghissimi mesi e nessuna sentenza è mai stata emessa. La politica - prosegue - non dovrebbe ignorare che l'indeterminatezza delle leggi sta costringendo le nostre famiglie a una battaglia nei tribunali lunga e difficile per arrivare a ottenere tutele che la nostra Costituzione, come spiegato dalla Cassazione, già ci riconosce".

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