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Dalla fumata bianca alle riforme, i quattro anni della "nuova" Chiesa di Francesco - Foto

ROMA. Il quarto anno del pontificato di Francesco, che si conclude lunedì 13 marzo con l'anniversario della "fumata bianca" in Piazza San Pietro, è quello in cui sono più venute allo scoperto le opposizioni alle riforme del Papa "venuto dalla fine del mondo" e al suo modo di intendere la Chiesa e la stessa testimonianza cristiana. Ed è stato l'atto d'inizio di quella delicatissima - e decisiva - fase in cui si misurerà quanto l'innovazione, per non dire la "rivoluzione" portata dal Pontefice, ormai ottantenne, riuscirà ad attecchire nel profondo, non solo nelle gerarchie cattoliche, dove tuttora sì annidano le maggiori resistenze, ma in tutta la comunità ecclesiale.

Il vero momento di svolta per quanto riguarda l'atteggiamento, ormai non più soltanto strisciante, della "fronda" anti-Bergoglio è stata la pubblicazione, l'8 aprile di un anno fa - nel pieno del Giubileo straordinario della Misericordia -, dell'esortazione apostolica "Amoris Laetitia", in cui Francesco ha elaborato le sue conclusioni a partire dai due Sinodi da lui convocati sulla pastorale familiare. E in cui ha sancito la sua apertura sulla "vexata quaestio" dei sacramenti ai divorziati risposati, rimuovendo nella prassi pastorale il vecchio divieto e affidando ai vescovi, in rapporto con i confessori, la possibilità di decidere caso per caso attraverso il necessario "discernimento" e "accompagnamento", nel segno dell'accoglienza e, appunto, della misericordia.

Un'innovazione contro cui s'erano battuti, prima, durante e dopo i due Sinodi, i cardinali e vescovi più conservatori, e che ha portato allo scatenarsi di una vera e propria battaglia da parte di siti e blog tradizionalisti, allarmatissimi nel denunciare la "confusione" e lo "smarrimento" in cui sarebbero caduti i fedeli e i sacerdoti in tutto il mondo. Fino all'aperta opposizione di quattro anziani cardinali (Raymond Burke, Carlo Caffarra, Walter Brandmueller e Joachim Meisner) che hanno scritto nel settembre scorso al Papa i loro "dubia" su quelli che ritenevano attentati alla dottrina cattolica (soprattutto la possibilità che ricevessero la comunione coppie di risposati senza l'obbligo della continenza sessuale), senza però ricevere da lui alcuna risposta. Il che, oltre alla pubblicazione della lettera, ha spinto il card.

Burke a minacciare il Papa di un atto formale di "correzione". Lo stesso Burke è stato al centro di un altro caso: l'inedita ribellione del vertice dell'Ordine di Malta, di cui è tuttora cardinale patrono, contro la decisione del Papa di istituire una commissione d'inchiesta sul'estromissione del gran cancelliere Albrecht von Boeselager.

Vicenda poi conclusasi con la destituzione da parte di Francesco del gran maestro Matthew Festing (quindi l'indizione di nuove elezioni), il reintegro di Boeselager, la nomina di un delegato papale nella persona di mons. Angelo Becciu e, di fatto, l'esautoramento di Burke, poi spedito sull'isola pacifica di Guam a indagare su un caso di pedofilia.

Nonostante le opposizioni, nonostante i manifesti anonimi che lo hanno preso di mira a Roma, nonostante le critiche, o le tesi sull'esistenza di "due Papi", Francesco va avanti sulla sua strada: segna momenti storici come l'incontro a Cuba col patriarca di Mosca Kirill o la partecipazione a Lund, in Svezia, alle celebrazioni per i 500 anni della Riforma (anche la 'riabilitazione' di Lutero gli ha attirato violenti attacchi), ricuce i rapporti con l'università sunnita di Al-Azhar, spinge ancora per l'attuazione della riforma economica, per una Curia sempre più sobria, per una lotta senza quartiere verso gli abusi sessuali e chi li copre. Ma anche qui, le recenti dimissioni della ex vittima Marine Collins dalla Commissione pontificia anti-pedofilia, hanno clamorosamente dimostrato che dentro e fuori le mura vaticane Bergoglio ha ancora tanto lavoro da fare.

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