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Inchiesta Consip, Tiziano Renzi si autosospende da segretario Pd a Rignano

FIRENZE. Tiziano Renzi ha lasciato l'incarico di segretario del Pd a Rignano sull'Arno. Si è autosospeso e lo ha annunciato abbandonando il gruppo WhatsApp dei segretari fiorentini Dem. A parte poche varianti, una situazione che si ripete a distanza di pochi anni. Il padre dell’ex premier aveva lasciato già una prima volta l’incarico di segretario del partito nel suo paese nel settembre 2014, dopo l'avviso di garanzia ricevuto dalla procura di Genova per bancarotta fraudolenta in seguito al fallimento della Chil Post, società di distribuzione e marketing.

Poi, nell’agosto scorso il rientro in grande stile, acclamato all’unanimità dall’assemblea degli iscritti del partito del piccolo centro del Valdarno, dopo la sentenza di archiviazione del gip genovese. Adesso, ancora sotto i riflettori per essere stato indagato per traffico di influenze nell’inchiesta Consip, Renzi senior ha abbandonato di nuovo i 'compagnì di partito. Un’uscita di scena bis in una situazione complicata, non solo dal punto di vista giudiziario ma anche politico.

A Rignano, assurto agli onori della cronaca, grazie alla famiglia Renzi, si prepara la competizione per le elezioni amministrative. L’attuale sindaco, Daniele Lorenzini, dice di volersi ricandidare ma non con il simbolo del Pd e in un’intervista nei giorni scorsi ha adombrato un contrasto con l'amico Tiziano Renzi: «C'è una guerra contro di me, mi auguro che il motivo delle aggressioni non siano le mie dichiarazioni in procura». Lorenzini è stato ascoltato come teste dai magistrati napoletani e romani titolari dell’inchiesta sulla Centrale degli acquisti della pubblica amministrazione.

In Toscana oggi, come spesso nel fine settimana, c'era anche Luca Lotti, anch’egli indagato nell’inchiesta Consip per rivelazione di segreto. Nella sua veste di ministro dello sport è andato in Palazzo Vecchio, a Firenze, dove si presentava il progetto del nuovo stadio della Fiorentina firmato Della Valle.

Alla vicenda Consip ha dedicato solo una battuta, in risposta ai cronisti che gli chiedevano se fosse preoccupato per mozione di sfiducia che sarà votata il 15 al Senato: «Assolutamente no», ha scandito fermandosi lì. Continua intanto la difesa a spada tratta dell’ex premier Matteo Renzi, sia nei confronti del padre che di Lotti: «Sereno sul ruolo di mio padre, del generale Del Sette e del ministro Lotti», ha detto in un’intervista alla Stampa. «Noi del Giglio magico siamo fuori dai consolidati blocchi di potere».

Intanto sul fronte dell’inchiesta, poco trapela. L’unica certezza è che Alfredo Romeo, imprenditore napoletano arrestato per corruzione, resterà in carcere. Il gip Gaspare Sturzo ha respinto l’istanza che era stata presentata dai difensori di Romeo che è detenuto dal primo marzo scorso nel carcere di Regina Coeli.

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