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Via libera al reddito di inclusione: 500 euro alle famiglie più povere

ROMA. "Un passo avanti per venire incontro alle famiglie in difficoltà. L'impegno sociale è una priorità del Governo". Paolo Gentiloni commenta così, su twitter, il voto con cui il Senato ha approvato definitivamente la legge contro povertà, che introduce il cosiddetto reddito di inclusione: 4 miliardi in due anni per le famiglie in difficoltà, una platea di circa 400 mila nuclei.

Molto soddisfatto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, secondo il quale con le risorse stanziate, 2 miliardi per il 2017 e altrettanti per il 2018, "si potranno aiutare circa 4 milioni di italiani".

Una volta attuata, la legge concederà fino a 500 euro agli italiani che vivono sotto la soglia di povertà. Per accedere al REI (questa la sigla del reddito di inclusione) le famiglie dovranno avere un indice Isee che sarà fissato dal governo, ragionando su un tetto di 3.000 euro).

La misura si rivolge anche ai single, che però riceveranno un massimo di 250 euro al mese. Previste priorità per le famiglie con minori, disabili, over 55 disoccupati e donne in stato di gravidanza. Nel dibattito in aula si è registrato il no al provvedimento dei parlamentari grillini secondo cui il testo prevede misure assolutamente lontane rispetto al loro obbiettivo del reddito di cittadinanza, destinato a una platea molto più vasta.

Critica anche la senatrice di Sinistra Italiana Loredana De Petris, che definisce la legge "un pannicello caldo, del tutto insufficiente", e il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta che bolla la legge come "il solito insulso strillo di trombe del Pd, un provvedimento vuoto, un'altra occasione mancata, un imbroglio, in pieno stile Renzi".

Positivo il giudizio, invece, della Presidente della Camera Laura Boldrini: "dal Senato arriva un segnale importante nei confronti di un'Italia in cui i poveri cosiddetti 'assoluti' hanno raggiunto l'allarmante cifra di 4 milioni e mezzo". Favorevole al testo anche Mdp, anche se la capogruppo al Senato, Cecilia Guerra, rileva che "il nostro è l'unico paese dell'Europa a 15 che, non si è ancora dotato di una misura nazionale, universale, di contrasto alla povertà".

Per la ministra Anna Finocchiaro, si tratta della "conferma della priorità data dal Governo ai temi sociali". Maurizio Martina, ministro del'Agricoltura, ma ora numero due nel ticket con l'ex premier nella battaglia congressuale Pd, sottolinea che la legge "rappresenta un'eredità fondamentale del governo Renzi".

Se il Senato ha chiuso l'iter del ddl povertà, la Camera ha dato il via libera a quello sugli autonomi, una sorta di Jobs Act per il settore, che vanno dalla maternità alle transazioni commerciali, dalla formazione agli appalti, dalla malattia alla Dis-coll, allo smart working, nella direzione di istituire tutele che creino una rete di welfare per gli autonomi (una platea di 2 milioni tra professionisti e partite Iva), particolarmente colpiti negli anni della crisi. Mentre, sempre alla Camera, sono stati definite ulteriore modifiche nella disciplina dei voucher: nel testo unico adottato dalla Commissione Lavoro di Palazzo Montecitorio, arriva la maggiorazione di costo per le imprese (15 euro per le imprese contro i 10 delle famiglie) ed un tetto massimo di 3.000 euro per il datore di lavoro e di 5.000 per il percettore.

Arriva l'assunzione automatica se l'azienda supera i limiti dell'utilizzo dei buoni e la Madia ipotizza una stretta nella P.a. Ma alla Camusso non basta: "Mi pare che invece di andare nella direzione del quesito referendario ci siano numerosi problemi".

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