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Bleed, quel pugile più forte del destino: al cinema la vera storia di Vinny Pazienza

ROMA. Nonostante il canovaccio sia quello tradizionale dei boxing movies, con tanto di caduta e resurrezione, Bleed.

Più forte del destino di Ben Younger, ha un suo carattere.

Intanto è una storia tanto vera quanto incredibile e poi la retorica alla Rocky Balboa è ridotta al minimo.

Il film, in sala con Notorius Pictures dall’8 marzo dopo aver debuttato in anteprima al 34esima edizione del Torino Film Festival, è ispirato al biopic firmato da Ben Younger (1 Km da Wall Street, Prime).

Di scena Miles Teller (Whiplash, The Spectacular Now) nel ruolo di Vinny Pazienza,
pugile italoamericano famoso per le sue straordinarie vittorie sul ring. Nel pieno della sua carriera rimane però vittima di un terribile incidente automobilistico a causa del quale rischia di perdere, in maniera irreversibile, l’uso delle gambe.

Si ritrova così all’ospedale con una brutta frattura al collo e una diagnosi terribile: mai più combattimenti e forse l'impossibilità anche di camminare.

Ma Vinny Pazienza non è un tipo che si arrende.

È uno pieno di sé ed ha appena vinto il titolo mondiale dei Superwelter.

Nonostante una specie di gabbia di metallo che gli tiene ferma la testa, Vinny torna ad allenarsi di nascosto dalla sua stessa famiglia.

E questo anche graziealla determinazione e al coraggio del suo allenatore, Kevin Rooney(Aaron Eckhart).

Manco a dirlo Vinny Pazienza riuscirà a tornare sul ring, nonostante nessuno voglia affrontarlo per paura di ucciderlo, e tornerà a combattere con una leggenda della boxe: ovvero Roberto Duran «mano di pietra», pugile panamense classe 1951.

Martin Scorsese è il produttore esecutivo.Nel cast anche la partecipazione di Katey Sagal (Sons of Anarchy, Sposati...con figli), Ted Levine (Shutter Island, Il silenzio degli innocenti) e Ciarán Hinds (La talpa, Harry Potter e i doni della morte: Parte 2).

«La cosa più assurda che quello che si vede nel film mi è accaduto davvero - dice in un’intervista - Vinny Pazienza -. Mi guardo indietro e mi dico 'Che diavolo stavo pensando', allenarmi con le viti nel cranio e il collo spezzato, con quelle viti che avrebbero potuto toccare dei muscoli che non dovrebbero essere neppure sfiorati. E’ pura follia".

E ancora il pugile italo-americano:

''Quando ho deciso che avrei combattuto di nuovo, o che quantomeno sarei morto provandoci, ricordo di aver pensato 'Un giorno tutto ciò sarà un grande film'. E immaginavo Tom Cruise vestire i miei panni».

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