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Consip, il ministro Lotti si difende: "Noi gente perbene". M5S chiede sfiducia

Luca Lotti - SPORT

ROMA. Gli sviluppi dell'inchiesta Consip provocano un nuovo terremoto politico, ma se Matteo Renzi si tiene ancora a distanza e confida che arrivi presto un chiarimento da parte degli inquirenti, è Luca Lotti che alla fine di una nuova lunghissima giornata sbotta: "Ora basta. Siamo gente per bene".

Parla al plurale, il ministro e braccio destro dell'ex premier e promette: non ci faremo "trascinare nel fango. La verità non ha paura del tempo. E noi abbiamo pazienza e forza per sopportare la vergognosa campagna di queste ore". In un messaggio affidato a Facebook, prontamente 'condiviso' sul profilo di Matteo Renzi, il ministro dello Sport si dice poi "totalmente estraneo" alla vicenda sulla quale i 5 Stelle hanno rotto gli argini, annunciando la presentazione, sia alla Camera sia al Senato, di una mozione di sfiducia nei suoi confronti.

Un atto che vuole essere un attacco al cuore di quello che definiscono il Giglio Magico perchè, dicono, "lo scandalo Consip è una bomba atomica sulla politica italiana". E "fare finta di niente è inutile" tuonano dal blog di Beppe Grillo indignati per il livello di corruzione che, dicono, pare aver coinvolto "il livello politico più alto". Ma i renziani e il governo fanno quadrato.

Il capogruppo Ettore Rosato fa mostra di non temere la sfida dei 5 Stelle: per loro, dice, "le mozioni di sfiducia siano un rito in ogni occasione. Le respingeremo come abbiamo sempre fatto". "Siamo garantisti. Dire che questa inchiesta avrà una conseguenza sul governo mi sembra un'iperbole non fondata sulla realtà" assicura il ministro degli Esteri, Angelino Alfano. Ma a chiedere al premier Paolo Gentiloni di riferire in Parlamento non sono solo i 5 Stelle, che lo fanno da ieri: anche Sinistra Italiana vuole che il premier si presenti per "fare chiarezza e allontanare con provvedimento il sospetto di relazioni ambigue con centri affaristici".

Il leghista Roberto Calderoli arriva a "consigliare" a Matteo Renzi di ritirarsi dalla candidatura alle primarie per la segreteria. E gli attacchi più pesanti arrivano da sinistra. "C'è sconcerto. Non si può far finta di nulla. Chi ha responsabilità non metta la testa sotto la sabbia" attacca Roberto Speranza. "Quando il quadro sarà chiaro andrà usato il pugno duro con i responsabili" avverte Francesco Boccia ricordando il comportamento di Renzi con la Cancellieri. E anche Alfredo D'Attorre non pare per nulla tranquillizzante sul comportamento che terrà sulla sfiducia a Lotti: "Eventuali iniziative parlamentari le valuteremo a tempo debito, quando emergeranno elementi di chiarezza".

Ma i renziani contrattaccano. David Ermini irride il garantismo a corrente alterna del M5s: "Viene da chiedersi perché non sfiduciano indagati come Raggi, Mannino, Nuti e De Vita". Quanto a Renzi, mentre il papà Tiziano con una nota si dichiara del tutto estraneo all'indagine e si augura che tutto venga chiarito, lui ancora non rompe il suo silenzio. Impegnato in un tour nelle regioni del Sud in vista del congresso Pd, l'ex premier lascia agli atti le parole di fiducia pronunciate domenica nei confronti del padre e l'assoluto rispetto del lavoro della magistratura.

Una linea che i parlamentari a lui vicini rispettano e dalla quale non si distanziano, sebbene qualcuno di loro a taccuini chiusi arrivi a evocare un accanimento. Ma più che per i risvolti giudiziari dell'inchiesta (l'auspicio è che si concluda nel nulla come Tempa rossa), la preoccupazione tra i parlamentari è forte per le ricadute politiche.

Il "fango nel ventilatore" - osserva un dirigente Dem - farà male a tutto il partito: i competitor di Renzi potrebbero certo trarre vantaggio dalla vicenda, sottolinea un renziano, ma l'effetto più pesante potrebbe essere una scarsa affluenza ai gazebo delle primarie

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