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Massoneria, sequestrati gli elenchi delle logge di Sicilia e Calabria

La presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi

ROMA. Alla fine l'epilogo atteso (o temuto) c'è stato: lo Scico della Guardia di Finanza ha sequestrato gli elenchi degli iscritti, dal 1990 a oggi, alle logge di Calabria e Sicilia delle associazioni massoniche Grande Oriente d'Italia, Gran Loggia Regolare d'Italia, Serenissima Gran Loggia d'Italia e Gran Loggia d'Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori così come ha chiesto di fare la Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, che oggi ha deliberato all'unanimità l'atto.

Sono passati più di sei mesi da quando la Commissione Antimafia, i primi di agosto dell'anno scorso, ascoltò per la prima volta in audizione il Gran Maestro della Gran Loggia d'Oriente, Stefano Bisi e gli chiese la consegna degli elenchi degli iscritti, almeno di quelli in Sicilia e in Calabria. Bisi oppose un «no» che ha ripetuto nei mesi scorsi, quando la Commissione - utilizzando i poteri dell'autorità giudiziaria - lo ha risentito ed ha convocato per audizioni a testimonianza anche i Gran maestri delle altre tre maggiori obbedienze massoniche d'Italia. Il «no» è stato giustificato in nome del diritto alla privacy, un'obiezione definita «assolutamente pretestuosa» dall'Antimafia.

«Nel corso di missioni in Calabria e Sicilia, di documentazione acquisita ed audizioni svolte, sono emersi preoccupanti elementi sul rischio di infiltrazione da parte di Cosa Nostra e della 'ndrangheta di settori della massoneria», evidenzia la Commissione Antimafia, spiegando i motivi che hanno portato al sequestro di oggi. Il Grande Oriente d'Italia (Goi) che conta quasi 23 mila iscritti non l'ha presa bene.

«Oggi è stata commessa una palese discriminazione nei confronti di una istituzione libera e secolare come la Massoneria e c'è stata una grave violazione della democrazia e delle leggi dello Stato. Il sequestro degli elenchi dei liberi muratori del Goi appartenenti alle logge di Calabria e Sicilia da parte della Commissione Antimafia è un atto arbitrario e intimidatorio», scrive il Gran maestro Stefano Bisi. E annuncia che «il Grande Oriente d'Italia si tutelerà in tutte le sedi italiane ed europee».

«Le interferenze tra una parte del circuito massonico e le organizzazioni mafiose - gli risponde il vicepresidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava - non sono una millanteria di questa Commissione ma evidenze giudiziarie e la necessità di approfondire queste interferenze con attenzione fa parte dei compiti per cui questa Commissione, non c'è nessun accanimento». «Bisi ci ha costretto a questo atto: ha sommato dinieghi, ha sfidato la Commissione, si è sottratto al dovere di collaborare ad una inchiesta in cui sul banco degli imputati non c'è la massoneria ma la mafia», aggiunge il capogruppo Pd in Antimafia, Franco Mirabelli.

Critico Giarrusso (M5S): «Abbiamo partorito il topolino: restringere l'ambito di sequestro degli elenchi a due regioni quando il raggio d'azione delle mafie è nazionale, renderà monca l'indagine». Molto più morbide le parole di Antonio Binni, Gran Maestro della Gran Loggia d'Italia degli Alam. «La Gran Loggia d'Italia degli antichi liberi accettati muratori, con spirito collaborativo, ha ottemperato all'ordine di consegna degli elenchi dei propri iscritti», fa sapere Binni.

Nei giorni scorsi sono state infine presentate due proposte di legge, da Fava e dal deputato Pd Davide Mattiello, che mirano a sancire l' incompatibilità tra l'aderire a organizzazioni come la massoneria e lo svolgere una funzione pubblica in un ruolo apicale: magistrati, dirigenti della Pa, ufficiali dirigenti delle Forze Armate, avvocati, militari, personale della carriera diplomatica e della carriera prefettizia, personale di livello dirigenziale del Corpo dei Vigili del Fuoco, professori e ricercatori universitari non potranno quindi diventare massoni.

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