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Tra dettaglio sartoriale ed echi d’Oriente: è la donna dello stilista Maurizio Pecoraro

PALERMO. Ritorno alle origini. Nel senso letterale del termine. Un flash back all’adolescenza, quando Maurizio Pecoraro, già affascinato dalla moda, va a bottega: da un sarto palermitano a imparare la sua arte artigiana e preziosa, declinata soprattutto nella meticolosa costruzione della giacca.

Parola d’ordine della collezione è infatti blazer: doppiopetto, monopetto, slim od over, ma sempre costruito, perfetto, con punti interni ed esterni dati a mano , ed una cura sartoriale eccellente.

«Dopo anni di linee decostruite, fluide, iperfemminili ho voluto cimentarmi in questa impresa non facile – dice Maurizio –. Sento che è il momento giusto per cambiare strada».

Giusto, legittimo ma sempre perseguendo la via della ricerca, della precisione del dettaglio, dello studio dell’arte e della scoperta e riscoperta dei canoni classici dell’estetica, ma rieditati in maniera contemporanea, come da DNA della Maison, che ha replicato ieri a Milano. E ci sta quindi, che Maurizio Pecoraro trasformi anche i tessuti maschili per eccellenza in maniera personalissima e accattivante. Spinati, principe di Galles, pied de poule, ma anche tanto velluto a coste , sono i protagonisti di tailleur squisitamente sartoriali, che abbinano il fatidico blazer, a pantaloni a vita alta, svasati in fondo.

A volte scanditi da «toppe» artistiche , che nel cappotto, sempre in tessuto maschile, si tramutano in enormi lettere in 3D, in pelliccia ecologica colorata. Un lettering ispirato all’artista fotografo Jack Pierson, americano del Massachusett, celebre per scomporre le parole a pezzi, e a volte farne sculture.

Sono invece i tappeti la fonte di ispirazione dell’artista Faigh Ahmed (Azerbaijan) , che ha esposto per la prima volta in Italia, a Roma, al Macro di Testaccio, nel 2016, con la personale «Point of Perception», tra misticismo e realtà. Dai suoi «carpet works» Pecoraro trae spunto per sontuosi abiti e cappotti con tanto di frange danzanti. «Ho fatto incetta nei mercatini e nelle aste, ho acquistato più di cento tappeti persiani, poi li ho tagliati, ritagliati, distrutti...».

Il risultato del lavoro maniacale è sorprendente e di grande impatto, sia nell’vvolgente e morbidissimo cappotto misto cachemire, che nelle bluse in twill , stampate; ma anche nei decori/passamaneria che siglano i paltò cammello, pezzi unici di straordinaria eleganza. La palette colori è infatti una carezza per gli occhi: tutti i toni dei naturali, dal sabbia al tortora, passando per l’ocra; sino ai rossi spenti dei tappeti, per impennarsi poi in un lampo di verde prato o viola ametista. A tema gli stivaletti tronchetto onnipresenti e le borse.

Un’ennesima dimostrazione di classe per lo stilista palermitano, amato anche in Giappone, Korea, Cina. Prossimo obiettivo l’apertura di un monomarca a Parigi, nel primo arrondissement, location ideale per chi, come Maurizio Pecoraro, fa un pret a porter che si avvicina, e di tanto, all’Alta Moda.

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