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Pedofilia, la chiesa cattolica australiana introduce ente di vigilanza

SYDNEY. La chiesa cattolica australiana annuncia di aver avviato una 'svolta sismica’ nel rendere responsabili i suoi leader della protezione dei minori affidati a enti cattolici, dopo decenni di abusi da parte di molti pedofili.

In una delle udienze conclusive della Commissione nazionale di inchiesta sulle risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori, il direttore del Consiglio per la Verità, la Giustizia e la Guarigione della chiesa cattolica, Francis Sullivan, affiancato dall'arcivescovo di Brisbane Mark Coleridge ha descritto i compiti di un nuovo ente sugli standard professionali.

L'ente detto Catholic Professional Standards Limited potrà 'name and shamè (additare e far vergognare) le diocesi e gli ordini religiosi che mancano di imporre standard importanti sulla protezione dei minori e di persone vulnerabili, pubblicando i dettagli online.

Ogni vescovo e leader religioso dovrà firmare un contratto in cui accetta di rispettare gli standard, di essere controllato e di essere soggetto a pubblica divulgazione. «È una svolta sismica per la Chiesa cattolica nel rendere responsabili i leader», ha detto Sullivan

. In quest'ultima settimana di udienze devono testimoniare su ciò che hanno fatto per proteggere i minori e devono rispondere di passate mancanze i più alti leader della chiesa australiana: tutti e sette gli arcivescovi, i capi provinciali degli ordini religiosi e diversi vescovi regionali.

Questo mese la Commissione stessa, che si avvia a concludere le udienze dopo quattro anni di lavoro, ha presentato una relazione conclusiva secondo cui il 7 percento dei preti cattolici d'Australia ha commesso abusi su minori nei sei decenni dal 1950 in poi. E nei 35 anni dal 1980 e il 2015, ben 4444 persone hanno denunciato incidenti di abusi sessuali a minori commessi da preti o religiosi.

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